Inceneritore Santa Palomba a rischio inondazione, quattro associazioni diffidano Gualtieri: “Terreno pericoloso e costoso, l’opera va fermata”

terreno Santa Palomba Inceneritore

Un terreno pagato 7,7 milioni di euro da Ama, per la quale sembra esserci un’indagine per truffa, rischia di trasformarsi in un boomerang politico e ambientale per il Campidoglio. È qui, a Santa Palomba, che dovrebbe sorgere il cosiddetto “Parco delle Risorse Circolari”, ovvero l’inceneritore Acea voluto dal sindaco Roberto Gualtieri. Che ama chiamarlo termovalorizzatore, ma il risultato è lo stesso. I cittadini non lo vogliono, soprattutto lì, in una zona già troppo sfruttata. E quel lotto, stando ai documenti ufficiali, si trova in un’area a rischio inondazione. E il fosso della Cancelliera che lo attraversava è stato deviato e semi-tombato.

Un dettaglio che oggi pesa come un macigno. Perché a certificarne la pericolosità è il Decreto n.194/2025 dell’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Centrale, che ha avviato una procedura di salvaguardia idrogeologica per il Fosso Secco e lo stesso fosso della Cancelliera. In altre parole, il terreno su cui Ama ha investito milioni si trova in una zona sotto osservazione per rischio esondazione.

Termovalorizzatore Santa Palomba: la Corte dei Conti apre un’inchiesta sulle nomine, ipotesi spreco erariale

Le associazioni contro Gualtieri: “Sospendere tutto subito”

È per questo che quattro associazioni — Salute Ambiente AlbanoPavona per la Tutela della SaluteLatium Vetus e il Comitato Santa Palomba — hanno inviato una diffida formale a Roma Capitale e ai responsabili del progetto Acea, chiedendo la sospensione immediata dell’iter autorizzativo (PAUR), come previsto dalla legge 241 del 1990.
L’obiettivo è quello di avere il tempo di chiedere all’Autorità di Bacino l’estensione dell’area a rischio inondazione, che oggi sfiora soltanto i confini del terreno Ama, ma potrebbe presto includerlo interamente.

«Procedere senza attendere la nuova perimetrazione delle aree a rischio è inaccettabile. Se le mappe idrauliche verranno confermate, l’intero sito acquistato da Ama finirà in zona R4, cioè a massimo rischio idrogeologico. Costruire lì l’inceneritore Acea sarebbe illegittimo e pericoloso per migliaia di cittadini», denunciano i presidenti Amadio MaliziaAdriana SalariGemma Chiacchio e Paolo Ceccarelli. Le associazioni hanno trasmesso la diffida anche alla Presidenza della Repubblica, alle Procure competenti, ad ANACDIA e Autorità di Bacino, denunciando la possibile violazione delle norme urbanistiche e idrauliche e chiedendo il rispetto del principio di precauzione ambientale.

Dubbi che nascono da lontano

Ma questi interrogativi li avevamo già lanciati, attraverso altri articoli, già nel 2022, sia prima che dopo l’acquisto del terreno. Ci eravamo infatti chiesti, dopo aver visto quale fosse l’area individuata dal Comune di Roma, se fosse stato preso in considerazione il fatto che il lotto, di circa 10 mila metri quadrati nel IX Municipio, al confine con Pomezia e Albano, è “circondato” da un fosso. Un fosso che sarebbe stato deviato artificialmente anni fa, per non attraversare il terreno. Ma quella deviazione era regolare? E ancora: è possibile che il Comune di Roma abbia acquistato (a peso d’oro) un’area con irregolarità idrauliche non sanate? E cosa succederebbe in caso di forti piogge, con il fosso ormai spostato e semi-tombato?

Un’altra anomalia riguarda il prezzo. Nel 2021 lo stesso terreno era stato messo in vendita per 2,5 milioni di euro, ma l’acquirente dell’epoca aveva rifiutato, ritenendo la cifra eccessiva. Un anno dopo, Ama lo compra per più del triplo. E anche su questo avevamo sollevato molti dubbi.

«Non si può giocare con l’ambiente e la sicurezza del territorio solo per accelerare un progetto industriale», concludono i firmatari della diffida, annunciando di essere pronti a rivolgersi alla magistratura amministrativa e penale se Roma Capitale non sospenderà la procedura. E proseguire significherebbe ignorare la legge e mettere in pericolo i cittadini.