Ingroia avvelenato contro la Juventus: “Non basta la penalizzazione, deve andare in B”

Ingroia, Juventus

“La Juve? Dovrebbe andare in serie B, credo che la penalizzazione di 15 punti sia troppo poco, mandiamola in B, lo dico da uomo di giustizia e non da tifoso”. La pensa così l’ex magistrato, avvocato, già leader di Rivoluzione Civile, Antonio Ingroia, tifoso interista, che oggi, nel corso del programma di Rai Radio 1 ‘Un giorno da pecora’, ha parlato del caso delle plusvalenze in cui è rimasta coinvolta la società bianconera.

Ingroia, tifoso interista, avvelenato con la Juventus

Ingroia non ha parlato solo della Juventus, ma anche della sua precedente esperienza di avvocato di Gina Lollobrigida. ”Mi vide in una docuserie Netflix e mi fece chiamare dal suo assistente. Ogni volta che ci siamo incontrati è stata lucida e presente. Nel primo incontro che avemmo, come prima cosa, mi disse che voleva diseredare suo figlio, non voleva lasciargli nulla, non avevano un buon rapporto”.

Intervistato da Giorgio Lauro e Geppi Cucciari, l’ex pm sostiene di avere una sua teoria anche sulla cattura di Matteo Messina Denaro. “I fatti convergono in modo inoppugnabile. Lui era il più accorto, attento e prudente dei latitanti e aveva grandissime coperture. Uno così nell’ultimo anno diventa sbadato, distratto e si mette e fare i selfie? E’ come se avesse detto: venitemi a prendere, vi aspetto. E i problemi fisici c’entrano poco e nulla”.

Pubblicate oggi le motivazioni della condanna del club bianconero

La Corte d’Appello della Figc questo pomeriggio ha pubblicato le 36 pagine di motivazioni della sentenza con cui lo scorso 20 gennaio aveva punito la JUVENTUS con 15 punti di penalizzazione in classifica sul caso plusvalenze. Una sanzione superiore alle richieste della Procura (-9) perché “tenuto allora conto dei precedenti – si legge – che hanno riguardato alterazioni contabili protratte per più esercizi ovvero di rilevanti dimensioni ed intensità (che in passato hanno portato a penalizzazioni di valore oscillante ma, in taluni casi, anche significative), si ritiene necessario rideterminare la sanzione rispetto alle richieste”. Per la Corte, la pena “deve tenere conto della particolare gravità e della natura ripetuta e prolungata della violazione che il quadro probatorio emerso è in grado di dimostrare”.