Iniezione letale a una malata terminale: a processo medico e marito della donna

Omicidio volontario aggravato: è il reato che la procura di Roma contesta ad un medico di guardia in un Istituto della Capitale e al marito di una donna, malata terminale di tumore, a cui il 13 gennaio del 2019 fu somministrata una dose letale di cloruro di potassio.
Una iniziativa, secondo quanto scrive oggi il Corriere della Sera, che era stata richiesta dalla donna che avrebbe confessato al marito, imprenditore di 52 anni, di desiderare una morte dignitosa. Quest’ultimo, per porre fine alle sofferenze della moglie, quella sera di gennaio di quattro anni fa avrebbe, quindi, avvicinato il medico di guardia chiedendo di intervenire con l’iniezione alla moglie che era ricoverata nell’Istituto.

Nei confronti dei due indagati il pm contesta anche tre circostanze aggravanti: si sarebbero approfittati delle condizioni della donna, impossibilitata a difendersi perché in stato di incoscienza; avrebbero abusato dei poteri derivanti dall’impiego del medico in una struttura pubblica e infine, avrebbero commesso un omicidio ai danni di una paziente ricoverata in ospedale mediante uso di sostanze con “effetto venefico”. L’udienza preliminare è stata fissata per il prossimo 10 novembre.
Un fatto di cronaca cavalcato immediatamente dalla sinistra. “In assenza di una legge, attualmente è la sentenza della Corte costituzionale del 2019 che disciplina il suicidio medicalmente assistito in determinati casi. Chiediamo che il ministro Schillaci informi il Parlamento sugli effetti nelle diverse Regioni italiane di quella sentenza che, ad oggi, supplisce alla assenza di una norma che il Parlamento non è stato in grado fino ad ora di fare per divisioni, ritrosie e anacronismi”. E’ quanto chiede la capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera Luana Zanella, la quale spiega: “la richiesta nasce da quanto abbiamo appreso a proposito di una drammatica vicenda accaduta il 13 gennaio 2019, cioè poco prima della sentenza della Consulta, quando un imprenditore chiese ad un medico di guardia, 32enne, dell’Istituto dermopatico dell’Immacolata di Roma, di porre fine alle sofferenze della moglie con un’iniezione letale di cloruro di potassio.
Sulla malata terminale si scatena la sinistra
Dopo quattro anni di indagini è stata fissata al prossimo 10 novembre l’udienza preliminare che deciderà il rinvio a giudizio dei due uomini per omicidio colposo: un tempo lungo per un percorso istruttorio difficile con decine di interrogatori, dopo che la storia è emersa a causa della cartella clinica della donna dove lo stesso medico di guardia aveva scritto di aver somministrato per via endovenosa la soluzione letale. Questa vicenda ci ricorda che il diritto ad un fine vita dignitoso è un percorso accidentato: attualmente l’accesso alle procedure previste dalla sentenza prevedono costi molto alti a carico del paziente, ci chiediamo pertanto quanti pazienti ne abbiano fatto richiesta”, ha concluso Zanella.