Ippodromo di Capannelle vicino alla chiusura, ok al licenziamento per 29 dipendenti: Roma tenta il bando last minute (ma è già tardi?)

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All’Ippodromo di Capannelle non è più solo una questione sportiva. È diventato un caso politico, con un dato che pesa come un macigno: mentre si moltiplicano le preoccupazioni sul fronte occupazionale e circola la notizia di comunicazioni di licenziamento per 29 dipendenti, Roma corre a pubblicare un avviso per la gestione temporanea del solo anno 2026. Tradotto: il Campidoglio si prova a tappare una falla, in fretta e furia, dopo mesi (e anni) di precarietà amministrativa.

Il “ponte” che somiglia a un rinvio

Il Campidoglio ha messo online un’indagine di mercato per individuare gli operatori interessati a una procedura negoziata che dovrà reggere l’impianto per un solo anno, il 2026, in attesa della più volte evocata gara europea per la concessione pluriennale. Un meccanismo che suona come una toppa: un anno “ponte”, ancora una volta, per tenere in piedi la continuità delle corse e delle attività.
E qui la politica entra a gamba tesa. Perché se oggi serve un bando-lampo, è difficile non leggere la vicenda come il risultato di una gestione che ha rimandato troppo, lasciando Capannelle in un limbo che logora lavoratori, scuderie e l’intero comparto ippico.

Le scadenze (strettissime): domanda entro il 5 dicembre

Secondo quanto comunicato dall’assessore Alessandro Onorato, le società con i requisiti richiesti dal Ministero dell’Agricoltura per organizzare trotto e galoppo dovranno presentare la manifestazione di interesse entro il 5 dicembre. Poi altri dieci giorni per la fase negoziata. L’obiettivo dichiarato è arrivare alla scelta del gestore “entro Natale”. Tempistiche da emergenza, appunto. Ma se la priorità era davvero “mettere in sicurezza” Capannelle, perché arrivare alla volata di dicembre, con l’ansia di una decisione appesa alle festività?

Gualtieri e Onorato: la regia politica non può chiamarsi fuori

In questa storia le responsabilità non sono un dettaglio burocratico: sono scelte politiche. La Giunta guidata dal sindaco Roberto Gualtieri e la filiera amministrativa gestita dall’assessorato di Onorato rivendicano la continuità, assicurando che “come fatto finora” l’attività non si fermerà e che la tutela occupazionale resta centrale. Ma intanto il quadro racconta altro: un impianto “strategico” trattato a soluzioni transitorie, una gara europea che resta sullo sfondo e lavoratori che, invece di certezze, vedono avvicinarsi lo spettro dei licenziamenti. E quando si governa una città, soprattutto su dossier così sensibili, non basta annunciare un avviso: bisogna rispondere del perché si è arrivati a questo punto, così in ritardo.

Un 2026 da salvare, ma a che prezzo?

Capannelle merita programmazione, non rattoppi. Perché la continuità “garantita” sulla carta rischia di trasformarsi nell’ennesimo anno di incertezza, con la politica che chiede fiducia mentre è costretta a correre dietro alle proprie scadenze. E i 29 dipendenti, oggi, sono il volto più concreto di questa contraddizione.