L’ATER vende 7500 case. Ma agli Italiani in graduatoria chi ci pensa?

L’ATER sta per mettere in vendita circa 7500 case popolari nella città di Roma. Una maxi operazione da cui si spera di ricavare la somma non indifferente di 470 milioni di euro. Le prime lettere arriveranno a giorni, da Primavalle a San Basilio. Passando per il Tufello e il Quarticciolo, il Trullo e il Laurentino. Gli inquilini in regola avranno 60 giorni per rispondere, e per aderire all’offerta. Manifestando la loro volontà di acquistare. In caso di silenzio o rifiuti invece, gli stessi affittuari dovrebbero essere spostati in altre unità abitative del comune. E gli immobili invenduti saranno messi all’asta. Ovviamente sono state previste delle tutele e delle garanzie, a cominciare dagli anziani e dalle persone fragili. Per gli ultra 70enni in caso di mancato acquisto è prevista infatti la sola vendita della nuda proprietà. E le procedure sono sospese in caso di presenza nel nucleo familiare di malati gravi o terminali, o di persone con rilevanti problemi psichici o disabilità. Ma vediamo nel dettaglio chi è autorizzato a presentare la domanda, e quanto costeranno gli appartamenti messi in vendita.

Case ATER in vendita, ecco chi può acquistare

Potranno aderire alla proposta di vendita di uno dei circa 7500 alloggi ATER che stanno per essere messi sul mercato a Roma i legittimi affittuari e i loro conviventi. Ma anche chi aderito a uno dei programmi dell’Istituto per mettersi in regola, purché in data anteriore al 2020. Sempre per agevolare i nuclei familiari, verranno autorizzati a presentare la domanda anche i figli non conviventi, purché si trovino in una situazione patrimoniale tale da avere comunque diritto alla casa popolare. Analoga possibilità verrà estesa anche ai parenti fini al terzo grado, ma con l’espressa autorizzazione dell’assegnatario. In questi casi l’inquilino e il coniuge mantengono il diritto all’abitazione per tutta la durata della loro vita.

E infine il prezzo

Il prezzo di vendita di questo blocco di case popolari verrà calcolato moltiplicando per 100 il valore catastale degli immobili. Con uno sconto di un punto percentuale per ogni anno di vetustà dell’edificio. Fino a un massimo del 20%. Infine, si terrà anche conto delle caratteristiche dei quartieri e dello stato effettivo di manutenzione e di conservazione delle case. Possiamo quindi fare qualche esempio. Per un alloggio di tre vani e mezzo si va dai 22 mila euro di Acilia ai 34 mila della Bufalotta, di Torpignattara, di Monte Sacro e Tor De Schiavi. In quest’ultimo quartiere il prezzo di un appartamento di sette vani può salire a 118 mila euro. Sei vani a Pietralata costano 70 mila euro, con sette  il prezzo sale a 84 mila. A San Basilio, sempre per avanzare un esempio, per quattro vani servono 30 mila euro, per quelli di sei 80 mila.  E come detto, tutto l’invenduto andrà all’asta. Sempre che dagli affittuari e dai sindacati degli inquilini non arrivino proteste o ricorsi. Che potrebbero come in passato rallentare tutta la procedura.

Resta da chiedersi cosa ne sarà delle famiglie in emergenza alloggiativa nei prossimi anni. Perché vendendo le case si può fare cassa, ma senza costruirne di nuove la graduatoria non scorre. A cominciare dalle tante famiglie italiane in difficoltà. Che aspettano da mesi il bonus affitto e intanto dormono in macchina o in strada.

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