La Corte dei Conti: “Nessun risarcimento per l’occupazione di CasaPound di via Napoleone III”

corte dei conti casapound

“L’Ufficio sta attentamente valutando le motivazioni della sentenza per decidere in ordine ad una eventuale impugnativa”. Lo afferma il procuratore regionale della Corte dei Conti del Lazio Pio Silvestri in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario in merito alla sentenza del 9 febbraio scorso “con cui la Sezione giurisdizionale ha respinto la domanda risarcitoria nei confronti dei presunti responsabili dei danni derivanti dall’occupazione ultradecennale” del palazzo di via Napoleone III a Roma da parte di CasaPound’ e di altri soggetti”. L’eventuale decisione punta a valorizzare “il danno derivante dalla perdita di disponibilità del bene pubblico secondo la metodologia del “criterio reddituale” spiega.

La Procura impugnerà il ricorso

In particolare, “era stato contestato un danno in via principale consistente nel mancato e perdurante inutilizzo del bene immobile pubblico (in luogo dell’uso governativo o della locazione) e stimato in 4,5 milioni e un danno in via subordinata pari alle somme che si sarebbero dovute riscuotere a seguito delle omesse azioni civili e penali volte ad ottenere l’indennità di occupazione o il risarcimento dei danni pari a 3,4 milioni di euro”.

“Ad avviso della Procura l’occupazione sarebbe stata tollerata senza peraltro che né il titolare del diritto di uso governativo (Miur) né il titolare dei diritti demaniali (Agenzia), abbiano mai avviato le azioni amministrative, civili e penali del caso, finalizzate allo sgombero e al risarcimento dei danni e senza che entrambi i predetti soggetti pubblici, in attesa che lo sgombero venisse realizzato, si siano preoccupati di richiedere all’associazione occupante e ai singoli occupanti il pagamento dell’indennità di occupazione” sottolinea.

La sentenza del 9 febbraio della Corte dei Conti

Con la sentenza del 9 febbraio, la Corte dei Conti del Lazio ha assolto gli 8 dirigenti e funzionari dell’Agenzia del Demanio e del Ministero dell’Istruzione e dell’Università che erano stati mandati a giudizio per quell’immobile di proprietà pubblica su cui tanto si sta battendo la sindaca Virginia Raggi affinché venga ripristinata la legalità. Gli otto erano accusati della mancata riscossione, per 15 anni, del canone del palazzo occupato.