La denuncia di Simona Baldassarre: “Zingaretti vuole portare il ddl Zan nelle scuole”

Il ddl Zan nelle scuole del Lazio? No, grazie. L’allarme è di queste ore. Un’iniziativa, approvata anche dal Miur, attraverso l’ufficio scolastico regionale e dalla Regione Lazio, che potrebbe ledere in maniera quasi irrimediabile il percorso di crescita

«Dare notizia in classe dei processi di transizione sessuale dei piccoli. Bagni e spogliatoi non connotati per genere, uso dei nomi e pronomi scelti dallo stesso bambino in alternativa al nome assegnato alla nascita. Questo non è rispetto della diversità, non è informazione contro le discriminazioni, ma il cavallo di Troia del gender nelle scuole, che fa capire dove porterà la retorica dell’identità di genere». Così Simona Baldassarre, medico, europarlamentare della Lega e Responsabile del Dipartimento Famiglia del Lazio sulle linee guida della Regione Lazio.

Ddl Zan nelle scuole: ecco come funziona

La retorica dell’identità di genere porta anche, prosegue la Baldassarre, «al superamento del concetto maschio-femmina e alla demolizione di ogni valore naturale su cui si regge da millenni la nostra civiltà. Come politico, medico e madre, sono indignata. Bisogna fermare le scandalose Linee guida della Regione Lazio sulle strategie di intervento e promozione del benessere dei bambini e degli adolescenti con varianza di genere. Zingaretti e la sua Giunta farebbero meglio a pensare alla campagna di vaccinazione e a far ripartire l’economia del Lazio, invece che alla politica “modello-Zan».

La denuncia dell’esponente leghista

«Arrivati a questo punto – prosegue l’esponente del Carroccio – dovremmo chiedere delle linee guida anche per rispettare il diritto di ogni bambino ad essere maschio o femmina. Purtroppo, una certa sinistra mira solo a imporre le proprie mani ideologiche proprio nella scuola dove ogni minore dovrebbe poter crescere liberamente secondo la propria natura e le proprie inclinazioni. Nell’era dei nuovi diritti, sono i bambini i soggetti più deboli e discriminati. Vanno protetti, non indottrinati, per questo, sia in Italia che in Europa, continueremo a ripetere a gran voce “no gender nelle scuole».