Al via la class action: “Ristori beffa, li riceveranno solo 71 teatri italiani su 740”.

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È stato depositato lo scorso venerdì 20 novembre il Ricorso Straordinario al Presidente della Repubblica da alcuni Teatri privati italiani per dare il via ad un’azione legale contro il Ministero dei Beni Culturali.

La reazione è partita inizialmente da tre teatri laziali (Teatro Parioli, Teatro Ciak di Roma e Teatro Moderno di Latina). Tuttavia, ha subito ottenuto l’appoggio di centinaia di sale in tutta Italia. Nasce infatti dopo che il Ministero dei Beni Culturali e del Turismo guidato da Dario Franceschini ha erogato nei giorni scorsi ben 14 milioni di euro dividendoli fra 71 teatri soltanto. In pratica, ha escluso il 90% degli esercizi teatrali privati attivi in tutta Italia. E’ di lunedì 17 novembre 2020, la pubblicazione delle assegnazioni sul sito del Mibact (Decreto ed Elenco in allegato).

“Crediamo non ci sia un precedente nella storia del teatro italiano relativamente a quello che sembra essere un vero e proprio aiuto di stato rivolto a solo 71 esercizi teatrali. Tra di essi, inoltre, alcuni già beneficiari del Fus. Tutto questo minaccia in modo devastante il nostro mercato teatrale. Introducendo infatti il tema di concorrenza sleale tra teatri di serie A. Riceveranno aiuti fino a 800.000 euro. Nonché Teatri di serie B che hanno avuto per 9 mesi di chiusura solo 10.000 euro”. Lo scrivono Michele Montemagno Direttore del Teatro Ciak di Roma, Nanni Venditti Direttore del Teatro Parioli di Roma e Gianluca Cassandra Direttore del Teatro Moderno di Latina.

Quanti teatri privati saranno ristorati? Appena il 10 per cento

A fronte di una chiusura orizzontale, che vede tutti i teatri privati chiusi dal marzo scorso e a parità di recite effettuate e spesso di fatturato, hanno potuto accedere a questo contributo solo coloro che avevano un certo numero di dipendenti a busta paga per un totale di 1000 giornate lavorative.

“È come se il Ministro Gualtieri avesse dato il ristoro a fondo perduto solo ai bar che potessero dimostrare di aver avuto nel 2019 almeno 5 dipendenti con buste paga”.  Ma “i Teatri che fanno un’attività di programmazione ospitando compagnie teatrali, concerti, stand-up comedy non necessitano di dipendenti fissi. Nella maggior parte dei casi vengono assunti lavoratori a partita iva stagionali. Questo per la gestione del botteghino e del personale di sala”.

“Al Ministro che ci ha detto che non capivamo la situazione e che avrebbe aiutato soprattutto i più fragili del settore chiediamo un immediato intervento. Un provvedimento che dia la possibilità a tutti gli esercizi teatrali di poter accedere a un ristoro equo e giusto. Una misura che non lasci fuori nessuno”, concludono I Direttori dei Teatri. Questi ultimi il 20 novembre hanno impugnato il provvedimento depositando il Ricorso.

La sottoscrizione per la class action

I Teatri privati italiani che non hanno potuto fare la domanda, non possedendo il requisito delle giornate lavorative, sono quindi invitati a scrivere alla mail classactionteatri@gmail.com, così da costituire una class action che, oltre al ricorso depositato, possa agire unanimemente per ottenere l’estensione di questo fondo emergenziale a beneficio di tutti i teatri che esercitano in modo professionale e continuativo la gestione di sale teatrali.