La giuria premia un vino da due euro messo in una bottiglia pregiata: la beffa è virale (video)

Il nome è altisonante: concorso Gilbert & Gaillard International Wine Competition di Hong Kong, ma ad essere premiato stavolta è stato un vino da due euro. Una bevanda di bassa qualità, comprata in un supermercato, ma travasata in una bottiglia dall’etichetta pregiata.
Un vin piquette à 2,5 euros médaille d’or d’un concours 😂 – On n’est pas des Pigeons – YouTube

La clamorosa beffa che mette in discussione tanti premi enogastronomici internazionali, è stata architettata e realizzata da parte della trasmissione belga “On n’est pas des pigeons”, una specie di versione fiamminga delle Iene (o di Striscia la notizia) in onda sull’emittente RTBF.
Tutto il mondo è paese: in Italia impazza un amaro calabrese dal nome americano
Come ricostruisce il sito del Gambero rosso, che ha dato ampio risalto alla clamorosa beffa, gli inviati dell’emittente belga hanno acquistato una bottiglia tra le più economiche e scadenti dalla catena di supermercati Delhaize, in una confezione da poco più di due euro: si tratta di un vino industriale prodotto da vinacce pressate cui viene aggiunto zucchero e acqua.
Prima di spedire la bottiglia al concorso per la valutazione, il contenuto è stato travasato in un’altra costruita ad hoc, con tanto di bella etichetta finta recante il nome di una cantina inesistente e dal nome altisonante “Le Château Colombier”.
Il vino da due euro premiato a scatola chiusa
A questo punto partecipare al concorso è stato piuttosto semplice. “Bisognava inviare il vino tramite pacco espresso – ricostruisce il Gambero rosso – la quota di partecipazione è costata 50 euro. Abbiamo scelto Gilbert et Gaillard perché distribuiscono medaglie ogni tre mesi”. E un premio lo ha rimediato anche il vino da discount.
Il motivo? Tanto per restare in tema nostrano, da qualche tempo un ottimo amaro dal nome esotico (per la precisione anglosassone) impazza nei locali e nei ristoranti italiani ed è tra i più richiesti. Un’etichetta accattivante che richiama i locali di New York o i circoli esclusivi londinesi. Un eccellente amaro che, in realtà, è prodotto da un’azienda calabrese. Avesse avuto come marchio “Amaro di Pizzo Calabro” o Liquore di Soverato (tanto per dire due località calabresi) anziché il brand anglosassone adottato sul mercato, sarebbe diventato comunque l’amaro del momento?