La margherita e le sue peculiarità: è veramente un unico fiore? Ne parliamo con il dottor Andrea Bonifazi

La margherita e le sue peculiarità

In primavera è facile trovarla nei campi e nei giardini con quel bellissimo colore bianco e giallo ma la margherita non è propriamente un fiore ma bensì un insieme di fiori. Quali sono le sue caratteristiche? Perché in questi giorni la vediamo spesso nei prati? Ne parliamo con il Dottor Andrea Bonifazi di Scienze Naturali.

La margherita e i suoi fiori

“M’ama, non m’ama… petalo, non petalo! Un incipit ad hoc per parlare del fiore per antonomasia, nonché il più iconico e romantico (e stucchevole) che ci sia: la margherita. È quasi proverbiale l’atto di raccoglierne una e, con un misto tra speranza e malinconia, staccarne i petali ad uno ad uno. C’è solo un piccolo particolare: quelli bianchi non sono petali, ma fiori! Come ho avuto modo di spiegare più volte, le margherite non hanno singoli fiori, ma infiorescenze a capolino che racchiudono svariate decine di piccoli fiori. Sì, sostanzialmente sono dei mazzetti di fiori. Questa è una caratteristica comune a tutta la famiglia Asteraceae, così denominata per via della forma stellata delle sue infiorescenze. Questo taxon è tuttavia noto anche con il nome Compositae, nome dato proprio in riferimento al fatto che i suoi fiori sono in realtà infiorescenze composte da singoli fiori di minori dimensioni”, descrive il Dottor Bonifazi.

Cos’è quindi la margherita?

“Tornando alle margherite, il loro capolino è costituito dai fiori, sia esterni che interni: i primi sono bianchi e ligulati, cioè dotati di una porzione più sviluppata (appunto “a lingua”) che, nel gergo comune, costituiscono il petalo della margherita, ma che altro non è che la fusione dei lobi della corolla di questi piccoli fiori. Quelli interni, invece, sono spesso confusi con il polline della pianta per via del loro colore giallo, sono caratteristicamente costituiti da 5 lobi e mostrano una marcata simmetria radiale. Da un punto di vista botanico, quindi, non si può parlare di petali, ma di fiori ligulati. Invece, da un punto di vista meramente etimologico, la differenza è meno marcata: la parola petalo, infatti, deriva dal greco πέταλον (pétalon), cioè “foglia” o “lamina”, a sua volta derivante da πετάννυμι (petánnymi), parola che significa “aprire” o “stendere”.

Termini effettivamente adatti tanto ad un classico petalo quanto ad un fiore ligulato. Un fiore-non-fiore formato da più fiori ed i cui petali sono in realtà formati da altri fiori, un vero e proprio caos botanico, quasi uno scioglilingua! E pensare che pochi anni fa era esplosa l’insensata fama del semplicistico neologismo “petaloso” in riferimento proprio alla margherita”, conclude Andrea Bonifazi.

Perché si vede nei prati a gennaio?

Negli ultimi giorni a Roma si può assistere già alla comparsa delle prime margherite nei prati e nei giardini. Com’è possibile? Le margherite in teoria dovrebbero sbocciare in primavera ma siamo ai primi di gennaio, in pieno ‘inverno’. Purtroppo quest’anno l’inverno stenta a decollare nel migliore dei modi e le temperature, a Roma, nei giorni scorsi, hanno sfiorato i 18 gradi nei valori massimi. Ecco spiegato quindi il motivo per cui sono uscite le margherite. Grazie alla temperatura mite, all’assenza di precipitazioni di rilievo, al sole e alle mancate inversioni termiche, le margherite hanno trovato ‘terreno fertile’ per poter uscire allo scoperto.