“La Protezione Civile della Regione Lazio ha il Piano prevenzione scaduto dal 2023”: l’opposizione contro la Giunta Rocca

Regione Lazio, sullo sfondo una esercitazione della Protezione Civile, in primo piano il presidente della Commissione Trasparenza, Massimiliano Valeriani e il Governatore Francesco Rocca

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Roma, è un dato che pesa come un macigno: il Piano triennale di previsione e prevenzione della Protezione civile della Regione Lazio Lazio è scaduto dal 2023. Da allora, nessun nuovo documento è stato approvato. E mentre la Regione Lazui si affanna a parlare di emergenze e grandi eventi, il sistema di sicurezza che dovrebbe prevenirle cammina a fari spenti. A denunciarlo, senza mezzi termini, è stato il presidente della Commissione Trasparenza e Pubblicità del Consiglio regionale, Massimiliano Valeriani (Pd), durante un’audizione che si è svolta presso il Consiglio della Pisana e che ha avuto come protagonista il direttore della Direzione Emergenze, Protezione civile e Nue 112, Massimo La Pietra. Un confronto acceso che ha messo a nudo il nervo scoperto della macchina regionale: la mancata adozione di un piano strategico che dovrebbe essere la spina dorsale di ogni politica di prevenzione.

“Promesso, ma mai approvato”: l’accusa dell’opposizione contro i vertici della regione Lazio

“Il Piano era pronto da mesi, lo disse lo stesso direttore in Commissione Bilancio”, ha ricordato Valeriani, visibilmente irritato per la lentezza con cui la Giunta Rocca sta gestendo la partita. “Eppure, nonostante le promesse, siamo ancora in attesa dell’approvazione ufficiale. È inaccettabile”. Secondo quanto riferito da La Pietra, i ritardi sarebbero dovuti a una maggior concertazione tra le strutture competenti, all’impegno straordinario per il Giubileo 2025 e agli incendi boschivi che hanno assorbito risorse e attenzione. A complicare il quadro, anche il Comitato regionale per la Protezione civile scaduto e mai ricostituito. Una spiegazione che non ha convinto Valeriani: “La Regione non può nascondersi dietro la burocrazia. Il Lazio ha bisogno di una pianificazione aggiornata, non di rinvii infiniti”.

La querelle sulla formazione: escluso l’Istituto Jemolo

Altro nodo spinoso, la formazione dei volontari. In passato, gestita dall’Istituto Jemolo, ente regionale qualificato, oggi è passata al CSV Lazio, soggetto privato, e – secondo Valeriani – “senza alcun bando pubblico”. Un passaggio che ha acceso le polemiche. La Pietra ha spiegato che l’Istituto Jemolo avrebbe manifestato “indisponibilità” a proseguire e che l’accordo con il CSV è un “protocollo d’intesa”, non una convenzione.

Ma Valeriani lo ha smentito, citando un documento ufficiale: “Altro che protocollo, è una convenzione triennale da 129mila euro, rinnovabile. Se proprio non si vuole utilizzare un ente regionale, almeno si faccia un bando”. La consigliera Michela Califano (Pd) è stata ancora più dura: “La decisione è politica, non tecnica. Si è voluto escludere un istituto pubblico per favorire un soggetto privato. La Giunta dovrà assumersene la responsabilità”.

Contributi in ritardo e associazioni in difficoltà

Sul fronte dei rimborsi alle associazioni di volontariato, lo schema non cambia: fondi erogati solo a fine anno, con inevitabili difficoltà per le realtà più piccole. “È sempre stato così”, si è difeso La Pietra, “ma cerchiamo di agevolare le associazioni nei tempi di rendicontazione”.
Una risposta che ha il sapore dell’abitudine più che della giustificazione. Le associazioni di protezione civile, che rappresentano la prima linea nei momenti di crisi, si ritrovano spesso a lavorare con risorse anticipate di tasca propria, in attesa di fondi che arrivano con mesi di ritardo.

La difesa della maggioranza e il muro di Valeriani

Dalla maggioranza, il presidente della Commissione Bilancio, Marco Bertucci (FdI), ha difeso il direttore La Pietra, ricordando “l’ottimo lavoro svolto durante la Giornata dei Giovani del Giubileo” e sottolineando che la Regione ha seguito “il modello di Roma Capitale” nella scelta del CSV.
Sulla stessa linea, Nazzareno Neri (gruppo misto), presidente della Commissione Tutela del Territorio, che ha lodato i risultati raggiunti e “l’accelerazione impressa dal direttore” in materia di mezzi e dotazioni per i piccoli comuni. Ma Valeriani non ha fatto passi indietro. Al contrario, ha chiuso i lavori annunciando battaglia: “Non mi ritengo soddisfatto delle risposte ricevute. Continuerò a chiedere chiarimenti e a esercitare il mio ruolo di controllo. La Giunta Rocca non può voltarsi dall’altra parte”.

Chi sono i membri della Commissione Trasparenza

La XIII Commissione Trasparenza e Pubblicità è composta da esponenti di maggioranza e opposizione.
A guidarla è Massimiliano Valeriani (Pd), con Mario Ciarla (Pd) e Daniele Sabatini (FdI) come vicepresidenti. Ne fanno parte anche Marco Bertucci (FdI), Laura Corrotti (FdI) e Fabio Capolei (Forza Italia). Un mix di partiti che, almeno sulla carta, dovrebbe garantire equilibrio e controllo. Ma l’audizioneha mostrato che la tensione è alta, e la trasparenza – quella vera – è ancora tutta forse ancora da conquistare.

La promessa di Valeriani: “Non mollerò la presa”

In chiusura, il presidente della Commissione ha promesso che non lascerà cadere il caso: “La trasparenza non è un orpello, è un dovere verso i cittadini. Il Piano di prevenzione non è un dettaglio tecnico: è la base su cui poggia la sicurezza di milioni di persone”. Parole che suonano come un avvertimento alla Giunta Rocca. Perché, in una Regione esposta a rischi idrogeologici, incendi e crisi ambientali, avere un Piano di prevenzione scaduto non è una dimenticanza: è una falla nel sistema. E mentre le istituzioni si rimpallano le responsabilità, il Lazio resta senza bussola.
La politica discute. Le emergenze, intanto, non aspettano.