La Regione Lazio a Milano per il convegno ‘Italia Direzione Nord’: “Nessuna Regione sarà indebolita”

Aurigemma

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Un confronto sull’autonomia differenziata che, almeno nelle intenzioni, vuole andare oltre gli schieramenti politici. A Milano, alla Triennale, la 27ª edizione di “Italia Direzione Nord” diventa il palcoscenico per ribadire una linea: autonomia sì, ma dentro i paletti della Costituzione e senza creare Regioni di serie A e di serie B.

Il convegno alla Triennale: politica e territori a confronto

Nella mattinata milanese, all’interno della 27ª edizione di “Italia direzione nord”, organizzata dalla Fondazione Stelline, si sono incrociati i destini di governo locale e nazionale.
Alla Triennale di Milano, alla presenza anche del governatore della Lombardia Attilio Fontana, ha preso la parola Antonello Aurigemma, Coordinatore della Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome e Presidente del Consiglio regionale del Lazio.
«Oggi ho partecipato con molto piacere all’evento “Italia direzione nord”, giunto alla 27ma edizione, organizzato dalla Fondazione Stelline, che ringrazio per la disponibilità», ha esordito Aurigemma.

«Autonomia e sviluppo del Paese»: la linea di Aurigemma

L’intervento del Presidente del Consiglio regionale del Lazio si è concentrato sul nesso tra autonomia e sviluppo. «Alla presenza anche del governatore della Lombardia, Attilio Fontana, ci siamo confrontati su tematiche importanti, come l’autonomia, e in generale abbiamo ragionato su come contribuire allo sviluppo delle nostre regioni e del nostro Paese», ha spiegato.
L’idea di fondo è che l’autonomia non sia un fine ideologico, ma uno strumento per rendere più efficienti le istituzioni e avvicinare le risposte ai bisogni reali delle comunità locali.

Oltre le bandiere di partito: «Serve dialogo costruttivo»

Aurigemma insiste sulla necessità di disinnescare lo scontro politico frontale: «Tematiche come l’autonomia – aggiunge – vanno affrontate attraverso un dialogo costruttivo e propositivo, al di là delle logiche di appartenenza politica». Lo scopo dichiarato è «il miglioramento della qualità dei servizi, in termini di maggiore efficienza, al fine di rispondere al meglio e con sempre maggior concretezza alle esigenze dei territori, che si differenziano tra loro per istanze e peculiarità».
Un messaggio che punta a rassicurare le realtà più deboli e a responsabilizzare quelle più forti.

Regioni “virtuose” e Regioni in difficoltà: la ricetta

Nel cuore del ragionamento c’è la “valorizzazione dei territori”. Aurigemma sintetizza così il modello:
«Il principio è la valorizzazione dei territori: quindi, da un lato garantire forme di autonomia a quelle regioni che si dimostrano “virtuose” e che ne fanno richiesta; dall’altro supportare e sostenere le regioni che incontrano delle difficoltà».
Nessuna fuga in avanti, almeno nelle parole: l’obiettivo è evitare fratture tra Nord e Sud, accompagnando chi è in ritardo e premiando chi dimostra capacità amministrativa, senza rompere l’unità del Paese.

Il perimetro della Costituzione e la parola chiave: sussidiarietà

Aurigemma rivendica con forza il rispetto dei vincoli costituzionali:
«Ovviamente, il tutto nel rispetto dei principi fondamentali garantiti dalla Costituzione, a partire da quello di sussidiarietà. Naturalmente, nessuna regione sarà indebolita».
L’autonomia viene così rappresentata come un possibile motore di sviluppo, se gestita in maniera “costruttiva”:
«In generale, poi, credo che argomenti come l’autonomia debbano essere trattati in maniera costruttiva, poiché possono e devono contribuire allo sviluppo del nostro Paese».

Un tassello nel grande cantiere dell’autonomia

Il convegno milanese non chiude il dibattito, ma lo rilancia. Le parole di Aurigemma si inseriscono in una discussione nazionale destinata a proseguire in Parlamento e nelle Conferenze Stato-Regioni.
Tra promesse di efficienza, richiami alla Costituzione e timori di nuovi squilibri territoriali, “Italia Direzione Nord” diventa, per un giorno, il termometro di una delle questioni più delicate dell’agenda politica italiana: come cambiare senza spaccare il Paese.