La Russa: “L’attentato di via Rasella fu una pagina tutt’altro che nobile della lotta partigiana”

Attentato di via Rasella (2)

Via Rasella è stata una pagina tutt’altro che nobile della resistenza, quelli uccisi furono una banda musicale di semi pensionati e non nazisti delle SS“. Lo ha dichiarato Ignazio La Russa, Presidente del Senato, ospite di ‘Terraverso’, il podcast di Libero Quotidiano. Quanto alla sua presenza alle prossime celebrazioni della festa della Liberazione dal nazifascismo, La Russa sottolinea che “non sarà il primo 25 aprile che celebro, sono andato da ministro della Difesa a rendere omaggio al monumento dei partigiani, ho portato un mazzo di fiori a tutti i partigiani, anche a quelli rossi che come è noto non volevano un’Italia libera e democratica ma volevano un’Italia comunista. Chi muore per un’idea e per una scelta ideale, non può mai essere oggetto di avversione”.

Uno degli episodi più controversi della guerra civile

Le frasi di La Russa rinfocolano un dibattito mai sopito, quello sulla strage di via Rasella, che causò la morte di 33 soldati altoatesini e di due civili italiani, tra cui il 12enne Pietro Zuccheretti. Altre quattro pesone caddero sotto il fuoco di reazione dei tedeschi.  Non sappiamo poi se tra i feriti nei giorni successivi qualcun altro morì. Si trattò del più grave attentato urbano contro truppe tedesche in tutta l’Europa occidentale. Roma era in procinto di essere liberata, il generale Clark entrò vittoriosamentente nella Capitale appena due mesi dopo. Non è qui il caso si ripercorrere tutta la storia, però è un fatto che lo stesso Cln si dimostrò molto perplesso sull’opportunità di compiere una strage in quel momento e a Roma. Anche perché si sapeva benissimo cosa sarebbe successo.

La resistenza non può essere intoccabile

Lo stesso attentatore Bentivegna spiegò successivamente che loro (i partigiani) compirono l’atto per spingere la popolazione a ribellarsi all’oppressione nazista. Su tutta la vicenda ci sembra si possano citare le parole di qualche anno fa del direttore del Gazzettino Roberto Papetti, rispondendo ad alcune lettere di lettori sul delicato argomento. ” Il problema, di fondo, è un altro. La Liberazione è stato un momento fondante e fondamentale della nostra democrazia. Va difeso dai revisionismi interessati. Ma deve poter essere sottoposta a un’analisi storica attenta e rigorosa. E depurata da pregiudizi e scorie ideologiche”. E questo dovrebbe riguardare anche le altre stragi dei partigiani, come Porzus, Argelato e le torture o le violenze alle Ausiliarie.