La Russia addestra i delfini killer: impiegati nel Mar Nero anche per missioni kamikaze

La Marina militare russa ha potenziato le difese del porto di Sebastopoli, base principale della sua Flotta del Mar Nero, inclusi i delfini che probabilmente sono utilizzati per contrastare i sommozzatori nemici: lo scrive il ministero della Difesa britannico nel suo aggiornamento quotidiano di intelligence. Dall’estate del 2022, la Marina russa ha investito in importanti miglioramenti della sicurezza della base della Flotta del Mar Nero: inclusi almeno quattro strati di reti e sbarramenti all’ingresso del porto, si legge nel rapporto pubblicato su Twitter. Nelle ultime settimane, queste difese sono state probabilmente incrementate anche da un maggior numero di mammiferi marini addestrati, osservano gli esperti di Londra.
Le immagini, sottolinea infatti il ministero, mostrano che i recinti galleggianti per mammiferi nel porto, che molto probabilmente contengono delfini, sono quasi raddoppiati. Nelle acque artiche, la Marina russa utilizza anche balene Beluga e foche: la Russia ha addestrato gli animali per una serie di missioni, ma quelli ospitati nel porto di Sebastopoli servono molto probabilmente a contrastare i sommozzatori nemici, conclude il rapporto.

I delfini non sono però gli unici mammiferi marini utilizzati dalla marina, che infatti comprende nella sua “flotta” anche beluga dell’Artico.
È famoso il caso di Hvaldimir (come è stato ribattezzato unendo le parole “Hvlad”, “balena “in norvegese, e il nome di Putin), il beluga avvistato nel 2019 dai pescatori norvegesi e subito accusato di essere una spia russa. Il povero animale portava infatti un’imbracatura con una fotocamera e una targhetta che la riconduceva a un’unità di San Pietroburgo. Se fosse usato per scopi militari o ben più nobili scientifici non è dato sapere, ma visto il silenzio russo non è escluso che fossero i primi.
La funzione anti-mine non è però l’unico utilizzo militare che può coprire un delfino ben ammaestrato. Secondo H I Sutton, l’analista di sottomarini che ha scoperto la loro presenza a Sebastopoli, questi possono essere utilizzati anche per uccidere subacquei umani, vista la loro forza, agilità e intelligenza. La storia non gli dà ragione, anche se prima del crollo dell’Unione Sovietica si stava andando in quella direzione. Si riportano impieghi anche più cruenti, soprattutto durante la guerra in Vietnam, quando i war-dolph, delfini kamikaze, veniva addestrati a farsi esplodere in prossimità di un bersaglio nemico. Un compito che la Russia non dichiara pubblicamente per i suoi delfini, ma che non viene affatto escluso dagli osservatori neutrali.