La Russia sta bruciando il gas che non esporta? E’ una bufala, basterebbe chiudere il pozzo…

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“Non ha senso” ipotizzare che la Russia stia bruciando gas al confine con la Finlandia per non venderlo all’Europa, magari come effetto delle sanzioni. E’ quanto ritiene Massimo Nicolazzi, docente di Economia delle Risorse Energetiche all’Università di Torino, con un passato di manager anche alla Lukoil. “Non si capisce allora come, secondo questa teoria, i russi pomperebbero gas dalla Siberia alla frontiera con la Finlandia invece che bruciarlo sul luogo dell’estrazione, risparmiando anche sul trasporto”, spiega in un’intervista all’Adnkronos Nicolazzi. Sottolineando che secondo la Bbc il flaring non sta avvenendo alla stazione di compressione dell’impianto di Portovaya, ma in un impianto gnl.

Il pozzo si può chiudere lasciando il gas in giacimento

Questo, dice Nicolazzi evidenziando che la sua esperienza è “di manager e non di tecnico”, fa avanzare un’altra ipotesi. “Per liquefare il gas prima bisogna processarlo – prosegue Nicolazzi, oggi senior advisor per la Sicurezza energetica all’Ispi -. Può darsi che (i russi, ndr) abbiano dei problemi tecnici con il procedimento di liquefazione”. L’esperto ricorda quindi che l’anno scorso i russi hanno esportato in Europa 150 miliardi di metri cubi di gas, mentre quest’anno le forniture saranno meno di un terzo. “Non è che quello che non esportano lo debbano comunque produrre e bruciare, un pozzo produttore a gas nella maggior parte dei casi si può chiudere lasciando il gas in giacimento senza danneggiare il giacimento stesso – conclude -. Non c’è bisogno di disperderlo nell’atmosfera”.

Razionamento o no il vero problema è che siamo alle prese con un prezzo folle

“Quest’inverno il tema non è come evitare i sacrifici ma come li ridistribuiamo sia socialmente che rispetto alle attività produttive”. Lo dice ancora Nicolazzi, parlando delle conseguenze dell’impennata del prezzo del gas. “Se la Russia continua a fornirci quello che ci fornisce oggi, (il razionamento, ndr) può essere non indispensabile, magari si può attuare in forma light. Ma in questa situazione non avrebbe senso non agire per ridurre il più possibile la domanda. Razionamento o no il vero problema è che siamo alle prese con un prezzo folle”. La Russia continuerà “tendenzialmente” a garantire le forniture all’Europa. “Con i prezzi di oggi le basta darci un decimo di quello che ci forniva l’anno scorso per incassare di più. Inoltre stanno soffiando sulla nostra inflazione: fanno quattrini e ci fanno anche un serio danno”, conclude.