La sentenza di Amendola: l’astensione punirà la sinistra

Astensionismo sinistra

Stavolta l’astensione a Roma punirà la sinistra. Che dovrà fare i conti con la delusione. Settembre rappresenterà la mazzata che precederà – con le elezioni regionali in giro per l’Italia – la grande botta capitolina con la vittoria della destra a primavera prossima.

Le avvisaglie ci sono tutte. Stavolta potranno inventarsi quello che vogliono ma tra Raggi e Pd potranno pure unirsi in matrimonio di secondo tipo, ma alla fine divorzieranno dall’elettorato. Al massimo riusciranno a recuperare il voto di uno come Claudio Amendola, con le pressioni che riceverà. Ma resta significativa la frase che l’attore romano ha pronunciato ieri: “Se si votasse domani per la prima volta da quando ho 18 anni non andrei”.

“Non voterò”. La sinistra punita dall’astensione

Ovviamente Amendola rimpiange le giunte rosse e dice: “E’ un dolore per uno come me che ama questa città, che sente il senso di appartenenza, ma credo che il coronavirus le abbia dato il colpo di grazia: sotto casa mia i sampietrini si erano ricoperti di erba per dirne una. Poi anche i cittadini devono fare essere responsabili ovvio, chi la vive, chi la governa”.

Amen. Il requiem. A sinistra non hanno più neanche la speranza. Ed è il centrodestra che dovrà saperne approfittare, con concrete possibilità di farcela.

Anzitutto perché la pantomima Raggi Pd ha stancato tutti e anche se dovessero giungere ad un’intesa politica di quelle che tanto piacciono a Nicola Zingaretti c’è da scommettere nella grande fuga dei loro elettori. È un meccanismo che non regge più, le alchimie in politichese allontanano il popolo.

Il centrodestra ha la compattezza dalla sua parte

Il centrodestra ha dalla sua la compattezza. E chiunque sarà il candidato che sarà scelto per vincere a Roma saranno in pochi a potersi permettere di inarcare le sopracciglia. Perché c’è da voltare definitivamente pagina rispetto alla triste stagione dell’inconcludenza. E se c’è un motivo nella sparata di Claudio Amendola sta proprio nell’assenza di un progetto nello stesso Pd, sempre più ridotto a partito in perenne lotta con se stesso più che con gli avversari.

Amendola non trova in casa sua chi possa far risollevare la Capitale. Perché non c’è. A destra si possono trovare molte personalità che in un gioco di squadra preparato per tempo sono in grado di dare una missione alla città. A partire dal grande giacimento culturale che Roma offre al mondo intero.

Servizi da tornare a far funzionare. Attività produttive da rimettere in cammino. Una città da amare per davvero e non più da usare. Da questa parte non attecchirà l’astensionismo: quella ormai è roba rossa.