La svolta di Macron sui 10 terroristi rossi: “Vanno giudicati sul suolo italiano”

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“Bene ha fatto il presidente Macron a prendere le distanze dalla orrenda decisione della magistratura francese, che vuole lasciare impuniti un gruppo di assassini che hanno trovato in Francia un rifugio generoso che non meritavano. Macron in questo modo non ha solo reso onore alla verità, ma ha anche dimostrato di interpretare al meglio il trattato del Quirinale tra l’Italia e la Francia. Questi assassini rossi devono essere giudicati in Italia e devono finire i loro giorni in galera. L’impunità che continuano a garantire i settori della magistratura francese è vergognosa. Chi sottrae questi assassini ai loro giudici naturali, ne diventa complice e corresponsabile. Non c’è nulla di eroico e di patriottico nel comportamento di Pietrostefani e company. Hanno ucciso. Sono degli assassini. Meritano l’ergastolo in Italia”. Lo dichiara il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri.

Il presidente francese, Emmanuel Macron ha ribadito ieri il suo auspicio che i 10 ex terroristi rossi italiani per i quali mercoledì la giustizia francese ha negato l’estradizione siano “giudicati sul suolo italiano”. Macron, parlando a margine del vertice Nato di Madrid e lasciando uno spiraglio aperto per l’estradizione, ha sottolineato che “spetta a noi valutare se è possibile un ricorso in Cassazione o, in ogni caso, se ci sono delle vie giurisdizionali che ci permettano di andare più lontano”.

Moriranno impuniti: la Francia nega l’estradizione per 10 terroristi rossi

Macron prende in considerazione un ricorso

Il presidente francese ha quindi ipotizzato un ricorso possibile contro il parere della Chambre d’Instruction della Corte d’Appello di Parigi che ha respinto in blocco le domande che riguardano tra gli altri l’ex dirigente di Lotta Continua Giorgio Pietrostefani, le ex brigatiste Roberta Cappelli Marina Petrella, l’ex militante dei Pac Luigi Bergamin.

Era stato lo stesso Macron, nella primavera scorsa, a decidere una svolta, dando il suo via libera all’esame delle dieci domande, dopo una telefonata con Mario Draghi, preparata dal dialogo avviato tra i due Guardasigilli, Eric Dupond-Moretti e Marta Cartabia.