La veggente Gisella Cardia rinviata a giudizio, la Procura di Roma: “False apparizioni per incassare offerte”
La veggente di Trevignano, Gisella Cardia, andrà a processo insieme al marito Gianni con l’accusa di truffa in concorso. Per i magistrati, tra il 2018 e il 2023 la coppia avrebbe inscenato presunte apparizioni e “trasudazioni” della Madonna, oltre a profezie di cataclismi, per spingere i fedeli a donare denaro. Le offerte raccolte supererebbero i 365 mila euro. Il dibattimento inizierà il 7 aprile 2026. La difesa sostiene la totale estraneità ai fatti e chiede che “emergano verità e trasparenza” in aula.
Le accuse in parole semplici
Secondo l’accusa, l’uso di racconti di miracoli e paure per il futuro avrebbe indotto alcune persone a donare. Tra le spese contestate ci sono l’acquisto di terreni, lavori di recinzione, un box auto e un’auto. Per la Procura di Roma, quelle uscite non sarebbero coerenti con le finalità benefiche previste dallo statuto dell’associazione collegata al culto. Ricordiamo: si tratta di accuse, non di una condanna. La verità giudiziaria si stabilirà solo in tribunale.
Il contesto ecclesiastico
Nel marzo 2024 la diocesi di Civita Castellana ha dichiarato “non soprannaturale” l’origine dei fenomeni di Trevignano. In una fase iniziale, però, il luogo di culto pare avesse ricevuto aperture e attenzioni da parte di autorità ecclesiastiche locali, fattore che può aver rassicurato i fedeli. Questo dettaglio spiega perché molti abbiano creduto in buona fede. È un punto importante: la buona fede di chi dona è un valore da proteggere.
Perché è un tema di pubblica utilità
Qui non si giudica la fede, che è personale e libera. Il tema è la tutela dei cittadini quando si parla di denaro, salute e fragilità. Ogni anno, in Italia, associazioni e gruppi religiosi o pseudo-religiosi raccolgono fondi per opere dichiarate benefiche. La maggioranza opera correttamente. Ma bastano pochi casi opachi per minare la fiducia di tutti. Capire come donare in sicurezza e a chi rivolgersi in caso di dubbi è una difesa concreta.
Cosa fare se avete già donato e avete dubbi
Conservate tutto: bonifici, ricevute, messaggi, email, foto, registri di presenze. Annotate date, luoghi, persone presenti. Rivolgetevi a: Forze dell’ordine o Procura competente per una valutazione; Sportelli anti-frode delle associazioni consumatori; Parrocchia o diocesi per un orientamento pastorale e pratico.
In alcuni casi, è possibile chiedere la restituzione delle somme o costituirsi parte civile nel processo. Ogni situazione è diversa: fatevi assistere da un legale.
Il ruolo delle istituzioni religiose
Quando un fenomeno tocca la sfera della fede, il giudizio ecclesiastico conta. Se la diocesi dichiara che non ci sono segni di soprannaturalità, è un invito alla prudenza. Parlate con il vostro parroco, leggete le note ufficiali, verificate se esistono commissioni o perizie. Una Chiesa trasparente è alleata dei credenti e dei cittadini.
Il profilo penale (in breve e chiaro)
La truffa, nel codice penale, richiede artifizi o raggiri per ottenere un ingiusto profitto causando danno a qualcuno. Nel caso di associazioni, contano molto gli statuti e i bilanci. Se i fondi non vanno agli scopi dichiarati, si apre un possibile fronte giudiziario. Ma attenzione: l’accertamento spetta ai giudici, con pieno contraddittorio tra accusa e difesa. Fino alla sentenza, vale la presunzione di innocenza.
La lezione per tutti: fede sì, opacità no
La storia di Trevignano ci ricorda una cosa semplice: le convinzioni spirituali sono rispettabili, ma il denaro dei cittadini va protetto con regole e trasparenza. Chiedere documenti non è mancanza di fiducia: è prudenza. Le opere buone non temono la luce dei numeri.