La vera storia di Halloween, la notte in cui la paura diventa una festa: dalle radici celtiche ai dolcetti italiani
C’è chi lo ama e chi lo bolla come “americanata”, ma ogni anno, puntuale come un incantesimo, Halloween trasforma strade, scuole e salotti in una sfilata di streghe, vampiri e zucche sorridenti. Eppure, dietro la notte più spaventosa e commerciale dell’anno, c’è molto di più di maschere e dolcetti.
È una storia antichissima, nata tra nebbie celtiche e fuochi propiziatori, che ha attraversato secoli, religioni e oceani per arrivare fino alle nostre porte, dove i bambini bussano con un sorriso e una minaccia: “Dolcetto o scherzetto?”.
Halloween, la tradizione dalle brughiere d’Irlanda alle luci d’America
Contrariamente a quanto si crede, Halloween non è nato negli Stati Uniti. Le sue origini affondano nella vecchia Europa, più precisamente nella Scozia e nell’Irlanda celtica, dove già nel Settecento si celebrava la notte di All Hallows’ Eve, la vigilia di Ognissanti. Ma molto prima dei santi e delle processioni, i Celti onoravano Samhain, il loro Capodanno. Una festa di fuoco e mistero che segnava la fine del raccolto e l’inizio dell’inverno. In quei giorni, si diceva, il velo tra vivi e morti diventava sottile, e gli spiriti tornavano a camminare tra gli uomini. Quando arrivarono i romani, cercarono di cancellare queste usanze “pagane”, sostituendole con celebrazioni cristiane. Ma la tradizione è dura a morire, e nel tempo Samhain si fuse con la festa di Ognissanti.
Il risultato è stato un miscuglio di riti antichi, superstizioni e simboli religiosi, che con l’emigrazione irlandese dell’Ottocento sbarcò in America, trovando nel Nuovo Mondo un terreno fertile e… una zucca gigante al posto della vecchia rapa.
Da Jack O’Lantern a “Dolcetto o scherzetto?”
E non esiste Halloween senza Jack O’Lantern, l’uomo condannato a vagare tra inferno e paradiso con una lanterna accesa. Secondo la leggenda irlandese, Jack era un fabbro ubriacone che riuscì più volte a ingannare il diavolo con l’astuzia e una croce. Quando morì, né il paradiso né l’inferno vollero accoglierlo, e il demonio gli lanciò un tizzone ardente che Jack infilò in una rapa svuotata per illuminarsi il cammino eterno. Negli Stati Uniti, la rapa divenne zucca, e da lì nacquero i celebri volti intagliati che sorridono, o minacciano, nella notte del 31 ottobre.
E passiamo a “Dolcetto o scherzetto?“. Il celebre “Trick or treat” non è un’invenzione hollywoodiana. Già nel Medioevo, mendicanti e bambini bussavano alle porte per chiedere cibo in cambio di preghiere per i defunti. Chi negava l’offerta rischiava… qualche maledizione domestica. Molto prima ancora, i Celti lasciavano cibo per i morti fuori dalle case, per placare spiriti e fate. Oggi l’usanza si è trasformata in un gioco, ma conserva lo stesso spirito antico: quello di esorcizzare la paura con un sorriso (e una manciata di caramelle). Ma, a guardare bene, in Italia ci sono tradizioni simili: basta pensare alle “ossa dei morti”, dei dolci che si usano nel sud del nostro paese e che si mangiano nel periodo della ricorrenza del 2 novembre.
Halloween non è la festa del diavolo
Da anni, la Chiesa guarda con sospetto questa ricorrenza “macabra”. Eppure, Halloween significa letteralmente “vigilia di Ognissanti”, e nasce dentro la cultura cristiana. L’idea che sia una celebrazione satanica è un equivoco moderno, alimentato da travestimenti gotici e marketing nero. Molte parrocchie, soprattutto in Italia, hanno risposto con feste alternative dedicate ai santi, ma la verità è che la notte del 31 ottobre, in qualunque forma, celebra il confine tra vita e morte, tra luce e ombra, tra paura e rinascita.
Per anni, gli italiani hanno guardato Halloween nei film americani, tra streghe e bambini mascherati che gridavano “trick or treat!”. Poi, piano piano, la festa ha varcato anche i nostri confini. Oggi non c’è città o scuola che non organizzi eventi a tema, laboratori di zucche, sfilate di mostri o notti al castello. E se un tempo la vigilia di Ognissanti era sinonimo di silenzio e memoria, oggi è diventata anche un’occasione per giocare con le proprie paure, trasformandole in travestimenti e risate.
Dalla paura alla festa: la magia della notte più lunga
Alla base di tutto resta un’idea antica: la ciclicità della vita. Halloween è la festa del passaggio, della terra che si ferma e del tempo che si rigenera. Nelle campagne celtiche si spegnevano i fuochi per accenderne di nuovi, simbolo di rinascita. Oggi accendiamo lanterne di zucca e candele profumate, ma il senso è lo stesso: illuminare il buio, ricordare chi non c’è più e affrontare la paura con ironia.
E forse è proprio questo che, tra maschere e caramelle, rende Halloween immortale: la capacità di unire la leggerezza del gioco con il mistero più antico del mondo, quello della vita e della morte.