Ladispoli, “Elena Vergari è sepolta qui”: una lettera anonima ‘trasforma’ la scomparsa in un possibile omicidio

Elena Vergari

Contenuti dell'articolo

Una lettera anonima che potrebbe portare alla soluzione del mistero della scomparsa di Elena Vergari, la donna di 47 anni sparita da Ladispoli dieci anni fa, il 5 giugno 2005. Nelle poche righe, accompagnate da un disegno dettagliato, si indica un luogo preciso, a soli 700 metri dalla casa della donna in via Cairoli. Qui, secondo la missiva, sarebbe sepolto il corpo della donna, che non sarebbe andata via dall’Italia per rifarsi una vita. Non un allontanamento volontario, quindi, ma una possibile traccia di un femminicidio.

Una storia piena di contraddizioni

Il 5 giugno 2005 Elena sparì dopo l’ennesimo litigio con il marito. Elena sospettava che l’uomo avesse una storia con un’altra donna. Secondo la versione dell’uomo, i due avevano trascorso il weekend tra Bracciano e Valtopina, dove sono sepolti i genitori di Elena, dormendo in auto nei pressi del campo sportivo. Tornati a Ladispoli, la lite sarebbe esplosa di nuovo, fino a quando Elena, secondo quanto riportato dalla denuncia di scomparsa fatta dal marito ai carabinieri, si sarebbe allontanata salendo su un’auto di passaggio, una Mercedes con targa straniera. Ma in seguito l’uomo avrebbe poi fornito altre due versioni diverse dei fatti, mai perfettamente coincidenti.

L’sms sospetto dalla cabina telefonica

Cinque giorni dopo, sul cellulare del figlio è arrivato un messaggio: “Sto bene, non mi cercate”. L’sms risultava inviato da una cabina telefonica poco distante dall’abitazione della famiglia, di proprietà della donna. Ma allora perché, si chiedono i familiari, usare una cabina e non il proprio telefono? E soprattutto, perché non chiamare direttamente il figlio con cui aveva un legame strettissimo? O, meglio ancora, perché non cercarlo e parlare faccia a faccia con lui? Un dettaglio che ha sempre fatto dubitare della genuinità di quel messaggio. Ed è il figlio che specifica ai carabinieri di aver ricevuto l’Sms in un momento in cui si trova solo in casa, mentre il padre è fuori.

La lettera anonima

Adesso spunta questa missiva anonima, grazie all’accesso agli atti fatto dal fratello di Elena, Paolo. La lettera descrive minuziosamente un’area vicino al campo sportivo, con tanto di tunnel, botole e fognature. Un disegno preciso, che lascia intendere che chi scrive abbia visto o sappia qualcosa. Eppure, nonostante le indicazioni, nessuno scavo né controlli approfonditi sarebbero stati eseguiti in quella zona. L’indagine, all’epoca, fu archiviata e il marito di Elena prosciolto.

La voce del fratello

Il fratello, Paolo Vergari, non ha mai creduto alla tesi della fuga volontaria. Ha fatto un accesso agli atti in Procura e lì ha scoperto dell’esistenza della lettera. Ora chiede che il caso venga riaperto e che vengano effettuate nuove indagini. “Perché non citofonare al figlio che amava così tanto, invece di mandare un sms da una cabina, se davvero era lei? Elena non avrebbe mai lasciato suo figlio e il suo cagnolino senza voltarsi indietro. Lei non se ne sarebbe mai andata così”. E anche chi conosceva Elena conferma questa tesi. “Non sarebbe mai salita in auto con uno sconosciuto”.

Una verità mai cercata fino in fondo

La sensazione, oggi come allora, è che intorno alla scomparsa di Elena ci siano troppi buchi neri, troppe versioni discordanti e poche risposte. La lettera anonima è l’ennesimo tassello di un puzzle che sembra non voler trovare soluzione. Ma se davvero porta a un luogo nascosto sotto Ladispoli, ignorarlo ancora significherebbe lasciare Elena senza giustizia e una famiglia senza pace.

Lettera anonima
Lettera anonima