Ladispoli, stop alla nuova maxi lottizzazione a Osteria Nuova: ok del Tribunale al dietrofront del Comune
Il Tribunale amministrativo del Lazio ha posto la parola fine, almeno per ora, sul progetto di una vasta lottizzazione nell’area di Osteria Nuova, a Ladispoli. Si trattava di un intervento urbanistico di grandi dimensioni che avrebbe trasformato una porzione significativa del territorio comunale, prevedendo nuove abitazioni, strutture commerciali e infrastrutture di collegamento verso l’Aurelia.
La società proponente, proprietaria di metà dei terreni e interessata all’acquisto della restante parte, aveva presentato un Programma Integrato di Intervento anni fa, ottenendo inizialmente un confronto favorevole con il Comune di Ladispoli. Tuttavia, il mutamento dell’Amministrazione e una successiva revisione della pianificazione urbanistica hanno cambiato il corso della vicenda.
La pianificazione del 2010 e l’accordo poi superato di Ladispoli
Nel 2010 il Comune di Ladispoli aveva adottato una variante generale al Piano Regolatore che individuava l’area come zona di espansione urbana, destinata per metà a edilizia e attività commerciali e per l’altra metà a opere pubbliche, tra cui una fondamentale viabilità di raccordo.
Sulla base di tale previsione, nel 2017 la società e l’ente locale avevano firmato un accordo procedimentale per sviluppare un intervento urbanistico condiviso. Non si trattava però di un progetto già approvato: l’iter avrebbe dovuto ancora passare dal Consiglio comunale e superare ulteriori verifiche.
Con l’insediamento della nuova Amministrazione, il Comune di Ladispoli ha però deciso di fermare l’adozione dei Programmi Integrati allora in corso, ritenendo quelle proposte ormai superate e non più coerenti con le nuove priorità urbanistiche.
La nuova pianificazione per Ladispoli: meno volumetrie, più tutela del territorio
Nel 2019 il Consiglio comunale di Ladispoli ha adottato una nuova variante al Piano Regolatore, modificando radicalmente le previsioni sull’area. La zona è stata inserita in una categoria che limita fortemente l’edificazione residenziale e commerciale, con l’obiettivo dichiarato di ridurre il consumo di suolo e riequilibrare il rapporto tra aree urbanizzate e servizi collettivi.
Un punto centrale della contestazione riguardava la mancanza di un accesso diretto alla via Aurelia, che, secondo la società, avrebbe reso l’area “interclusa” e quindi di fatto inutilizzabile. Nel 2021, però, il Comune ha in parte accolto le osservazioni, rideterminando il tracciato della viabilità e riducendo così questo problema.
Il ricorso della società e la decisione dei giudici su Ladispoli
La società ha impugnato la variante sostenendo che il Comune avesse violato gli impegni assunti con il precedente accordo e che la nuova pianificazione fosse irragionevole e dannosa per l’interesse pubblico stesso.
Il Tribunale ha però stabilito che l’accordo del 2017 non garantiva alcun diritto alla edificazione, ma solo la possibilità di proseguire il procedimento, che il Comune poteva legittimamente riconsiderare alla luce di sopravvenute valutazioni urbanistiche.
Inoltre, la variante del 2019 non è più efficace perché, come previsto dalla normativa regionale, gli strumenti urbanistici adottati che non vengono approvati entro cinque anni perdono valore. Per questo, il TAR ha dichiarato il ricorso improcedibile, ma ha comunque esaminato i motivi per valutare l’eventuale illegittimità della scelta comunale, ritenendo le critiche infondate.
Perché questa sentenza è importante per Ladispoli
La decisione del TAR conferma un principio chiave: la pianificazione del territorio rientra nelle prerogative dell’ente pubblico, che può rivedere indirizzi urbanistici nel tempo, purché ciò avvenga in modo trasparente e motivato.
Nel caso di Ladispoli, il giudice ha riconosciuto la legittimità della scelta di ridurre l’espansione edilizia, ritenuta coerente con l’interesse generale a contenere il consumo di suolo e migliorare la dotazione di servizi. Non vi è stato quindi alcun obbligo per il Comune di portare avanti una pianificazione che non giudicava più sostenibile.
Per i cittadini, ciò significa due cose: l’area di Osteria Nuova non sarà oggetto, almeno per ora, di una nuova grande lottizzazione; le future scelte urbanistiche dovranno comunque essere accompagnate da valutazioni tecniche chiare e informazioni accessibili alla comunità.
Il costruttore potrà ancora promuovere ricorso contro tale sentenza
La sentenza non chiude definitivamente la storia di Osteria Nuova, ma delimita con precisione i ruoli: l’interesse pubblico prevale sulla prospettiva edificatoria privata quando la pianificazione territoriale viene rivista in modo legittimo. Ogni futuro progetto sull’area dovrà quindi ripartire da zero, alla luce delle attuali strategie del Comune e delle esigenze collettive.
Un passaggio significativo in un territorio in cui la crescita urbana non può più essere affidata soltanto alla logica dell’espansione, ma richiede scelte misurate, sostenibili e condivise. In ogni caso, la società ricorrente potrà promuovere un ricorso al Consiglio di Stato contro tale sentenza di primo grado.