“L’Amore Vero Non Uccide”: a Roma il corteo per Martina Carbonaro


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L’Amore Vero Non Uccide“: a Roma il corteo per Martina Carbonaro. Nel cuore di Roma, tra i sampietrini di San Giovanni e i muri carichi di memoria di San Lorenzo, è risuonato un messaggio potente e inequivocabile: “L’amore vero non uccide”. Mercoledì 29 maggio 2025, qualche centinaio di studentesse, affiancate da attiviste del movimento Non Una di Meno e dal collettivo Athena della Sapienza, ha invaso le strade della Capitale con una “passeggiata rumorosa” per ricordare Martina Carbonaro, la quattordicenne brutalmente uccisa dal fidanzato ad Afragola, in provincia di Napoli.

Un’iniziativa nata dal basso, senza passerelle istituzionali né discorsi ufficiali. Solo voci, fischietti, mazzi di chiavi agitati in aria e fumogeni viola, simbolo del femminismo militante, per dare corpo alla rabbia e alla richiesta di giustizia. Un’onda femminile e giovane che ha saputo trasformare il dolore in lotta.

Corteo silenziosamente assordante a Roma per Martina Carbonaro

Il corteo ha preso il via nel primo pomeriggio da piazza San Giovanni, storica sede di manifestazioni popolari e sociali, per snodarsi fino a San Lorenzo, quartiere simbolo dell’attivismo romano. Lungo il percorso, le partecipanti hanno intonato slogan come “Insieme siam partite e insieme torneremo, non una di meno”, dando voce a un’urgenza collettiva che non può più essere ignorata.

Niente è stato lasciato al caso: le ragazze, molte delle quali adolescenti come Martina, hanno sfilato compatte, con striscioni e cartelli che riportavano nomi e date, volti e storie di altre vittime di femminicidio, a ricordare che Martina non è l’unica e che ogni giorno, in Italia, l’elenco si allunga.

Un dolore che diventa lotta, a Roma la protesta pro Martina Carbonaro

L’assassinio di Martina Carbonaro, avvenuto nei giorni scorsi ad Afragola, ha scosso profondamente l’opinione pubblica. Una storia che si ripete: una giovanissima uccisa da chi avrebbe dovuto amarla, nel silenzio di una quotidianità apparentemente normale. Le manifestanti hanno scelto di rompere quel silenzio con il rumore: un gesto simbolico ma potentissimo per dire che non c’è più tempo da perdere.

Tra le studentesse, l’indignazione era palpabile. Hanno preso parola con il corpo e con la voce, creando un momento di rottura con l’inerzia istituzionale e sociale che troppo spesso accompagna questi crimini. Nessuna richiesta di clemenza, nessuna attenuante: solo la denuncia netta del patriarcato e della cultura del possesso che ancora oggi permeano relazioni affettive e dinamiche familiari.

Un segnale forte alle istituzioni

Il messaggio lanciato da Roma è diretto e urgente: servono azioni concrete, non più solo parole. Non si tratta solo di ricordare Martina, ma di impedire che altre ragazze facciano la sua stessa fine. Le manifestanti non hanno avanzato proposte tecniche né presentato mozioni: hanno portato in strada la voce di una generazione che rifiuta la narrazione del “bravo ragazzo”, dell’amore che uccide, della gelosia come giustificazione.

A San Lorenzo il corteo si è concluso con un sit-in carico di simbolismo: sedute a terra, le partecipanti hanno occupato lo spazio pubblico con il corpo, rivendicando il diritto alla libertà, all’amore sano, alla vita. Nessun rappresentante istituzionale è stato invitato a parlare: la politica, stavolta, ha fatto da spettatrice.

Il grido di una generazione

29 maggio 2025 non sarà una data che passerà inosservata. La mobilitazione romana ha lanciato un segnale chiaro al Paese: le giovani donne sono pronte a difendere sé stesse e le altre, a opporsi a un sistema che continua a non proteggere abbastanza. Martina Carbonaro non sarà un nome dimenticato in un fascicolo giudiziario: sarà il simbolo di una battaglia che continua. Perché l’amore vero non uccide. Mai.