Lando Buzzanca, la compagna a processo per circonvenzione: “Tentava di appropriarsi dei suoi beni”

Si aprirà il 3 giugno dell’anno prossimo a Roma il processo penale che vede imputata Francesca Lavacca, compagna dell’attore Lando Buzzanca, con l’accusa di circonvenzione di incapace. La donna, 54 anni, nota al pubblico anche con lo pseudonimo di Francesca Della Valle, dovrà rispondere davanti ai giudici della pesante accusa di aver tentato di approfittare dello stato di «deficienza psichica» del celebre attore palermitano per indurlo a contrarre matrimonio. Un’unione mai celebrata, ma che – secondo la Procura di Roma – era finalizzata a garantirle l’eredità di Buzzanca, scomparso il 18 dicembre 2022 all’età di 87 anni.
Il tentato matrimonio con Lando Buzzanca
I fatti risalgono all’estate del 2021. Buzzanca, già in condizioni di salute precarie in seguito a una caduta domestica che gli aveva causato un grave disturbo del linguaggio, si trovava ricoverato in una struttura sanitaria. Mentre l’attore lottava con i postumi dell’incidente, Lavacca pubblicava le affissioni per le nozze nel comune di Canosa di Puglia, suo paese d’origine. Il 5 agosto erano state affisse le pubblicazioni, ma già il giorno successivo l’avvocato Luca Valvo, amministratore di sostegno di Buzzanca, si era rivolto al giudice tutelare chiedendo di bloccare il matrimonio e di inviare gli atti in Procura, sospettando un tentativo di circonvenzione.

L’intervento del tribunale e le indagini attorno la compagna di Lando Buzzanca
Il Tribunale civile di Roma non ha perso tempo: quattro giorni dopo, l’11 agosto, è arrivata la sospensione urgente del matrimonio. Il giorno successivo, carabinieri e finanzieri hanno fatto irruzione negli uffici del municipio XV della Capitale, dove Buzzanca risiedeva, per acquisire la documentazione relativa alla pratica. L’ufficiale di Stato civile ha confermato agli investigatori di aver ricevuto una procura firmata da Buzzanca, che non poteva essere presente perché ricoverato. Una firma, però, che secondo i figli dell’attore non poteva in alcun modo essere autentica: il padre non era in grado nemmeno di tenere una penna in mano.
Il ruolo dei figli di Lando Buzzanca e la costituzione di parte civile
I figli dell’attore, Mario e Massimiliano Buzzanca, sono parte centrale dell’inchiesta. Entrambi hanno fornito dichiarazioni dettagliate alla polizia, spiegando che il padre non aveva mai espresso il desiderio di sposare Lavacca. Al contrario, raccontano di un rapporto teso, segnato da episodi di aggressività da parte della donna ogni volta che lui incontrava i figli. La procura ritiene che Lavacca abbia tentato di isolare Buzzanca per condurlo in una situazione di totale dipendenza affettiva e psicologica.
Massimiliano Buzzanca si è costituito parte civile, chiedendo un risarcimento di 100mila euro. L’atto di costituzione evidenzia come l’uomo sia stato pubblicamente diffamato dall’imputata, che sui social e in tv lo avrebbe accusato di aver “condannato a morte” il padre. In realtà, spiega l’atto, sia Massimiliano sia il fratello si prendevano cura quotidianamente del genitore, cercando di proteggerlo anche da presunte manipolazioni esterne.
La regia di un piano studiato per ‘circuire’ Lando Buzzanca?
L’inchiesta ha messo in luce anche altri elementi inquietanti. Lavacca avrebbe voluto coinvolgere Buzzanca in una sitcom chiamata Casa Buzzanca, nella quale lei avrebbe interpretato la moglie dell’attore. Un progetto che, secondo i figli, faceva parte di un più ampio disegno per legittimare pubblicamente una relazione non riconosciuta dalla famiglia e mai formalizzata dal diretto interessato. I sospetti che la donna volesse costruirsi un ruolo stabile nella vita e nel patrimonio dell’attore, approfittando della sua vulnerabilità, sono al centro delle accuse.
Il processo si preannuncia delicato e mediaticamente esposto. La figura di Buzzanca, attore simbolo della commedia all’italiana, resta impressa nella memoria collettiva. Ma dietro il sipario della notorietà si sarebbe consumato un tentativo di manipolazione grave e articolato. La giustizia dovrà ora chiarire se quel tentativo fu reale e, soprattutto, se vi fu davvero la volontà dolosa di approfittarsi di un uomo ormai fragile, nella fase finale della sua vita.