Lapis Niger: la pietra nera che cela il lato più inquietante di Roma antica

Lapis Niger
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Nel cuore del Foro Romano, ben nascosta tra i resti maestosi di Roma antica, giace una pietra avvolta nel mistero: il Lapis Niger. Se ne sta lì, scura, quasi fuori posto, circondata da un’aura che pare voler dire “guardami ma non toccarmi”. Da secoli alimenta storie di regicidi, maledizioni e presagi di sventura, tanto che la sua fama di pietra “maledetta” è diventata parte del folklore romano.

Il mistero della Pietra Nera

Fu l’archeologo Giacomo Boni, nel lontano 1899, a riportare alla luce il Lapis Niger, e da allora questo luogo è diventato un simbolo di superstizione e timore. Gli antichi Romani lo consideravano un punto sacro e pericoloso: nessuno, proprio nessuno, si avvicinava per non incorrere in sventure. C’era chi giurava che lì sotto riposasse addirittura Romolo, il fondatore della città, che – secondo la leggenda – fu ucciso dai senatori per gelosia. Da allora, Romolo veglierebbe sulla città dal suo sepolcro, pronto a punire chiunque osi disturbare il sito.

Un portale verso l’aldilà?

Ma non finisce qui. Col tempo il Lapis Niger è diventato anche famoso come portale tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Pare che solo gli spiriti possano attraversarlo, mentre i viventi che si avvicinano troppo rischiano di attirare sfortuna, o peggio, di trovarsi a un passo dalla morte. C’è chi dice che persino oggi alcuni visitatori, dopo aver camminato sopra la pietra, abbiano avvertito un inspiegabile senso di inquietudine, quasi un sussurro dal passato che avverte di stare alla larga.

La maledizione incisa nella Lapis Niger

A rendere tutto ancora più oscuro c’è l’antica iscrizione che copre il Lapis Niger, una delle testimonianze più antiche del latino, incisa con uno stile insolito, bustrofedico, in cui le lettere cambiano direzione creando un effetto ipnotico e difficile da decifrare. Il messaggio, però, sembra chiaro: è un anatema, una maledizione rivolta a chi profana il luogo. Parla di un re che va rispettato, e di pesanti conseguenze per chi infrange questo patto. È come se, attraverso quelle parole, Roma stessa volesse proteggere la pietra e la sua storia da chiunque osi sfidarla.

Storia e archeologia: tra mito e realtà

Gli archeologi, con il passare del tempo, hanno approfondito lo studio del Lapis Niger, concludendo che forse non nasconde affatto la tomba di Romolo. Potrebbe trattarsi invece di un santuario dedicato ai re romani, un luogo commemorativo di qualche figura importante. Gli scavi hanno rivelato un altare e una base di statua che risalgono al VI secolo a.C., forse appartenuti a uno dei re mitici di Roma. Ma che sia tomba o santuario, il Lapis Niger non smette di esercitare il suo fascino sinistro.

Il fascino oscuro di un enigma

Ancora oggi il Lapis Niger resta lì, immobile e silenzioso, un enigma che continua a catturare lo sguardo e l’immaginazione di chi visita il Foro Romano. C’è chi si ferma, incantato e anche un po’ intimorito, e chi preferisce girarci alla larga per evitare di rompere quel filo invisibile che separa il mondo dei vivi da quello degli spiriti. In un tempo di razionalità, il Lapis Niger è un raro ricordo di quando Roma viveva di superstizioni, paure e misteri.