Latina, muore e la famiglia dona gli organi: cuore, fegato e reni salveranno altre vite

Una emorragia cerebrale massiva da rottura di aneurisma le ha spezzato la vita e a 65 anni si è spenta, circondata dall’amore dei suoi cari, che fino all’ultimo non l’hanno mai lasciata sola. E lei, una 65enne della provincia di Latina, non lascerà sole altre persone che hanno la vita appesa a un filo. Con i suoi organi, che la famiglia ha deciso di donare, salverà nuove vite. E l’ospedale Santa Maria Goretti del capoluogo pontino ha fatto da sfondo all’intervento, che ha riguardato cuore, fegato e reni. Organi che salveranno e che daranno speranza a chi, forse, non ci credeva più.
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Donazione di organi al Santa Maria Goretti di Latina
Il cuore andrà a Bari, mentre a Roma arriveranno il fegato all’Umberto I e i reni al Policlinico Gemelli. E questo grazie all’ultimo immenso gesto d’amore della donna di 65 anni, che ha perso la vita. Questa mattina, dalle 3 alle 7, un’equipe multidisciplinare ha lavorato senza sosta a Latina. Il team è stato gestito per la prima volta dalla coordinatrice locale, la dott.ssa Antonella Melucci, che è stata supportata dal personale del blocco operatorio del DEA II, con la supervisione della Direzione Medica. Insieme hanno fatto squadra. E insieme salveranno nuove vite.
“La cultura della donazione degli organi rappresenta uno dei più alti esempi di solidarietà umana e di civiltà sanitaria. Donare significa offrire una seconda possibilità di vita a chi non ha alternative terapeutiche, trasformando un gesto individuale in un bene collettivo di straordinario valore – ha detto la dott.ssa Sabrina Cenciarelli, Direttrice Generale della ASL di Latina. ” Abbiamo il dovere di promuovere la consapevolezza e l’informazione su questo tema, affinché ogni cittadino possa compiere una scelta libera, informata e consapevole. La donazione non è solo un atto medico, ma un atto di amore e responsabilità verso la comunità. Investire nella cultura della donazione significa investire in una società più solidale, in un sistema sanitario più efficiente e in una speranza concreta per migliaia di persone in attesa di trapianto. È nostro impegno quotidiano sostenere e diffondere questi valori con convinzione e trasparenza” – ha concluso. E nessuno sembra avere dubbi: il gesto della 65enne e della sua famiglia è una forma di amore. Quello che genera bene, che salva, che fa ancora credere nell’umanità.