Latina, Papa Leone XIV caccia dalla Chiesa il diacono accusato di violenza sessuale contro cinque minorenni

Papa Leone XIV ha firmato il decreto che mette fine, senza possibilità di appello, alla carriera ecclesiastica di un diacono pontino condannato in primo grado a dodici anni di carcere per abusi sessuali su cinque minorenni. L’atto, notificato direttamente in carcere, segna la dimissione dallo stato clericale e l’allontanamento definitivo da qualsiasi incarico religioso o educativo. Una scelta netta e irrevocabile, che porta la firma del Papa in persona, chiamato a pronunciarsi su uno dei casi più gravi registrati negli ultimi anni nella diocesi laziale.
Una condanna che pesa come un macigno
L’ex diacono era stato riconosciuto colpevole in primo grado per violenza sessuale su cinque giovani: tre studenti del liceo scientifico di Latina in cui insegnava religione, un ragazzo affidato alla sua custodia e un altro figlio di amici di famiglia. Una serie di episodi che avevano gettato nello sconforto la comunità scolastica e provocato indignazione nell’intera città. La condanna a dodici anni di reclusione, seppur non definitiva, aveva già tracciato un solco profondo tra l’imputato e la Chiesa, fino all’intervento diretto del Pontefice.

Il ruolo del Dicastero per la Dottrina della Fede
Il procedimento canonico è stato seguito dal Dicastero per la Dottrina della Fede, l’organo che si occupa dei cosiddetti Delicta graviora, i crimini più gravi contro la morale e la fede. Dopo aver esaminato il caso, i giudici vaticani hanno ritenuto che la gravità delle accuse non potesse essere affrontata con provvedimenti intermedi. Hanno quindi deferito la decisione al Papa, che ha scelto la via più dura: la dimissione dallo stato clericale, pena che nella Chiesa equivale a un’espulsione definitiva.
Stop a ogni incarico ecclesiale
Il decreto pontificio mette nero su bianco il divieto assoluto per l’ex diacono di esercitare qualsiasi funzione religiosa. Non potrà più predicare, celebrare riti, insegnare teologia, né tantomeno svolgere attività di formazione all’interno di parrocchie o seminari. Nemmeno nelle scuole statali o private potrà ricoprire incarichi legati all’insegnamento della religione cattolica. Una scomunica operativa che lo esclude da ogni ambito in cui avrebbe potuto esercitare influenza spirituale o educativa.
La reazione della diocesi
Dalla Curia di Latina arriva un messaggio di dolore ma anche di responsabilità. “Il caso rappresenta una ferita profonda per la comunità diocesana”, fanno sapere gli uffici, sottolineando la vicinanza alle vittime e alle loro famiglie. La diocesi ricorda inoltre l’impegno a rafforzare i sistemi di prevenzione e ascolto, invitando chiunque abbia subito abusi o ne sia venuto a conoscenza a rivolgersi al Centro di tutela dei minori, un servizio creato appositamente per affrontare simili tragedie. Una linea di fermezza che vuole evitare ogni ombra di insabbiamento.
Le prime mosse del vescovo
Il caso era emerso a inizio 2023, quando la scuola frequentata dalle giovani vittime aveva chiesto un nuovo docente di religione. Informato, il vescovo di Latina aveva immediatamente convocato l’insegnante, ottenendone le dimissioni e revocandogli l’idoneità all’insegnamento. Contestualmente aveva disposto l’allontanamento cautelare dal ministero diaconale e aperto un’indagine canonica preliminare, poi trasmessa a Roma. Una sequenza rapida di atti che ha dimostrato la volontà della diocesi di non sottovalutare la vicenda.
Una comunità ferita che chiede giustizia
L’intera vicenda non è solo una pagina giudiziaria, ma un trauma collettivo. La comunità latina, profondamente legata alla propria tradizione religiosa, si trova oggi a fare i conti con un caso che scuote dalle fondamenta il rapporto di fiducia con le istituzioni ecclesiastiche. Le famiglie delle vittime hanno ricevuto messaggi di sostegno e vicinanza, ma il dolore resta vivo e la cicatrice difficile da rimarginare.
L’attesa dell’appello
Mentre la Chiesa chiude definitivamente le porte, la giustizia ordinaria prosegue il suo corso. L’ex diacono, condannato a dodici anni in primo grado, attende ora l’appello fissato per il 26 novembre. Un nuovo capitolo processuale che potrebbe confermare o ribaltare la sentenza, ma che non cambierà l’esito canonico: per la Chiesa, il caso è chiuso.