Lazio, impennata di contagi. Sileri: “E continueranno a salire…”

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Lazio, sempre peggio. I contagi da coronavirus continuano a salire. Movida, importazione dei contagi e forse anche immigrati liberi le cause. “Oggi nel Lazio si registrano 115 casi e un decesso. Di questi, il 73% sono casi di importazione e il 37% dai rientri della sola Sardegna. Sono 75 i casi a Roma città. Il picco dei casi è dovuto ai contagi soprattutto in Sardegna. E’ assurdo tornare ai livelli di aprile per il mancato rispetto delle regole durante la movida, ci si può divertire in sicurezza”.

Nel Lazio la maggioranza dei casi di importazione

A dirlo è l’assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato, aggiornando i dati su Covid-19 in regione. Gli altri casi di importazione provengono “9 dalla Spagna, 4 dalla Grecia, 4 dall’Emilia Romagna, 2 da Malta, uno dall’Etiopia, uno dalla Croazia, uno dall’Ucraina e uno dall’India”, dice l’assessore. Che anticipa: “Nel monitoraggio settimanale del ministero della Salute e dell’Istituto superiore di sanità il valore Rt del Lazio è in calo a 0,7 e si conferma l’ottimo contact tracing”.

D’Amato ringrazia “il personale sanitario per lo sforzo notevole” compiuto “lavorando con le tute a 40 gradi nei drive-in. Chiedo a tutti di rispettare il lavoro di medici e infermieri e l’enorme sforzo che stanno facendo i nostri professionisti sanitari”, ha detto. Ricordando che questa mattina sono partiti i test di sieroprevalenza per il personale scolastico del Lazio. “Abbiamo ricevuto dai professionisti già oltre 10mila prenotazioni per i test che verranno eseguiti anche al personale ausiliario, delle mense e del trasporto scolastico”. Si registra un decesso di una donna di 87 anni presso il Policlinico Umberto I.

Sileri: i contagi continueranno a salire

“I contagi salgono e continueranno a salire con l’arrivo della stagione fredda. Però, come ho detto nelle settimane precedenti, un uso spregiudicato dei tamponi ci consente di contenere e controllare i neo focolai”. Lo ha spiegato il vice ministro della Salute, Pierpaolo Sileri, a Radio Cusano Campus. “Certo è che, finché il caso è un positivo che gode di buona salute, posto in quarantena, identificato e non in terapia intensiva, possiamo dire che questa è la prassi della convivenza col virus”, ha sottolineato invitando a guardare ai dati nel contesto in cui si collocano.

“I dati però vanno contestualizzati”

“Sento dire ultimamente che i numeri sono alti come quelli del mese di maggio: non possiamo assolutamente cadere nel tranello del titolo di giornale acchiappa attenzione”, ammonisce Sileri. “I dati bisogna guardarli contestualizzati – dice – inseriti nel periodo in cui vengono analizzati, e i dati di oggi ci dicono che i malati di oggi non sono gli stessi di quei mesi. Sono persone più in forze, sono in quarantena e non tanto in terapia intensiva. Tuttavia – puntualizza il vice ministro e medico – questo non ci esula dall’attuare precauzioni per tutti e protezioni per i più fragili”.