Le fontanelle di Roma raccontano: spettacolo teatrale a Villa Gordiani
Le fontanelle di Roma le conosciamo tutti. Le chiamano “nasoni” per il rubinetto tipico. Sono circa 2.500 in tutta Roma, e non solo al centro. Risalgono a fine Ottocento, quando l’allora sindaco Pianciani decise di far sì che tutti i cittadini potessero bere gratuitamente in tutta la città attraverso queste fontanelle pubbliche. L’urbanistica della Capitale è molto cambiata in un secolo e mezzo, ma le fontanelle sono sempre rimaste, sia pure con qualche modifica. Poiché l’acqua scorre permanentemente, è sempre fresca. I tentativi di mettere un rubinetto sono tutti falliti, a causa dei vandali. Probabilmente è una delle poche capitali d’Europa che dispone di un sistema così diffuso di distribuzione dell’acqua.
Le fontanelle oggi sono il simbolo di Roma
E col tempo queste fontanelle sono diventate anche un po’ il simbolo di Roma. E sono arrivate a teatro. Dopo i quartieri romani di Centocelle, Torpignattara e Pigneto, ora è il turno di Villa Gordiani per il progetto teatrale “I Nasoni raccontano: la storia ha il naso lungo”. Ideato da Fabio Morgan, il progetto si svolgerà fino a domenica, con ingresso gratuito da via Prenestina 325. Protagoniste appunto le famose fontanelle pubbliche che offrono acqua praticamente in tutti i quartieri. Uno spettacolo della Compagnia del Teatro dell’Orologio. “Ogni Nasone è custode di una storia, di un avvenimento”, spiegano gli ideatori. Al centro della quarta edizione del progetto è Villa Gordiani, “oggetto di riflessione sociale e artistica” negli scritti di Moravia e Pasolini e scenografia ideale di pellicole come Accattone.
Riflessioni sui quartieri della Capitale
“Nata come borgata ufficiale tra il 1928 e il 1930, nel dopoguerra Villa Gordiani era abitata da povera gente, circa 5.000 persone che vivevano in casette a un piano, costruite con materiali di risulta, prive di acqua corrente, di luce e di bagni. L’acqua veniva presa da fontanelle poste in mezzo alle casette, mentre per i servizi igienici, sempre tra una casetta e l’altra, c’erano delle latrine pubbliche alla turca, con i canali di scolo ai lati, a scapito dell’igiene”. Villa Gordiani “nella sua storia di trasformazioni, è la testimonianza di una Roma dalle mille anime. Proletaria e contemporanea, dagli sfollati del dopoguerra alla borghesia, nel tempo la borgata ha subito profonde mutazioni, tra cui l’abbattimento, negli anni Ottanta delle piccole case popolari.
I “nasoni” testimoni di una città scomparsa
Fra trasformazioni, abbattimenti, distruzioni, Villa Gordiani ha visto radicalmente cambiare la sua fisionomia urbana e sociale. Dagli anni Trenta al 2020 tutto è cambiato e si è trasformato”. Ma “ciò che è rimasto, testimone delle alterne vicende, sono proprio loro: i nasoni. Quei nasoni dove si disseta Accattone, quei nasoni che negli anni Cinquanta erano unica fonte per approvvigionamento idrico, quei nasoni che oggi servono per dissetare i bambini che qui giocano all’uscita di scuola”. E fino al 27 settembre, saranno proprio le fontanelle a raccontare e farsi testimoni di una Roma ormai scomparsa e di quella presente.