Le foto di Robert Doisneau da domani in mostra a Roma al museo dell’Ara Pacis

Robert Doisneau fotografo (2)

Lo scatto al bacio della giovane coppia, indifferente alla folla dei passanti e al traffico della place de l’Hôtel de Ville di Parigi, è una delle fotografie più conosciute al mondo. L’autore è il fotografo Robert Doisneau, al quale è dedicata la mostra, che sarà ospitata da domani al 4 settembre a Roma, al museo dell’Ara Pacis. L’esposizione, a cura di Gabriel Bauret, è promossa e prodotta da Roma Culture e dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, con il supporto organizzativo di Zetema. Insieme a Henri Cartier-Bresson, Doisneau è considerato uno dei padri fondatori della fotografia umanista francese e del fotogiornalismo di strada. Con il suo obiettivo cattura la vita quotidiana degli uomini e delle donne che popolano Parigi e la sua banlieue, con tutte le emozioni dei gesti e delle situazioni in cui sono impegnati.

Doisneau è uno dei padri della fotografia umanista francese

In mostra saranno esposte oltre 130 stampe ai sali d’argento in bianco e nero, provenienti dalla collezione dell’Atelier Robert Doisneau a Montrouge. In questo atelier il fotografo francese ha stampato e archiviato le sue immagini per oltre cinquant’anni e lì si è spento nel 1994. Lasciando un’eredità di quasi 450.000 negativi. Il percorso è articolato in 11 sezioni. Concierges (1945-1953), Enfances (1934-1956), Occupation et Libération (1940-1944), L’Après-Guerre (1945-1953), Le Monde du travail (1935-1950), Le Théâtre de la rue, Scènes d’intérieur (1943-1970), Mode et Mondanités (1950-1952), Portraits (1942-1961), Une certaine idée du bonheur (1945-1961), Bistrots (1948-1957).

“Il fotografo? Deve essere come carta assorbente”

“Mi piacciono le persone per le loro debolezze e difetti – sottolineava Doisneau -. Mi trovo bene con la gente comune. Parliamo. Iniziamo a parlare del tempo e a poco a poco arriviamo alle cose importanti. Quando le fotografo non è come se fossi lì ad esaminarle con una lente di ingrandimento, come un osservatore freddo e scientifico. È una cosa molto fraterna, ed è bellissimo far luce su quelle persone che non sono mai sotto i riflettori. Il fotografo deve essere come carta assorbente, deve lasciarsi penetrare dal momento poetico. La sua tecnica dovrebbe essere come una funzione animale, deve agire automaticamente”.