“Le Marocchinate del ’44”, il docufilm proiettato giovedì alla Casa delle Donne a Roma

Uno dei più grandi stupri di guerra della storia italiana al centro di “Le Marocchinate del 44”, un film di Damiana Leone, prodotto da Mariella Li Sacchi e Amedeo Letizia. Il documentario sarà presentato giovedì 11 maggio alle 19 all’interno della Casa Internazionale delle Donne di Roma, in collaborazione con BeFree, la cooperativa sociale nata nel 2007. Saranno presenti alla proiezione Maura Cossutta, presidente Casa Internazionale delle Donne, Antonella Petricone, vice presidente della Casa e direttrice di BeFree, Fiorenza Taricone, storica di Unicas Cassino, Mariella Li Sacchi, produttrice di Qualityfilm, Damiana Leone, regista del film, Gioia Marzi, psichiatra.
Tutto accadde nel maggio del 1944
Nel maggio del 1944, nelle fasi finali dello sfondamento della Linea Gustav da parte degli alleati, nel Basso Lazio, ci furono innumerevoli episodi di violenza da parte dell’esercito coloniale francese ai danni della popolazione civile. In un territorio già devastato dai bombardamenti e dagli scontri tra gli eserciti, avvenne uno dei più grandi stupri di massa della storia recente. “Si calcola che vennero violentate e brutalizzate almeno 20.000 donne, di tutte le età, e una cifra imprecisata di bambini e uomini – evidenzia la regista Damiana Leone -. Ma la tragedia non si limitò allo stupro, perché le vittime delle Marocchinate spesso dovettero affrontare anche malattie, gravidanze, pregiudizi, emarginazione e silenzio.. In realtà le denunce contro gli “alleati” furono 60mila, ma non riguardavano solo gli stupri.

La Francia tuttora non riconosce quei crimini
Un caso unico nella storia della II Guerra Mondiale e non solo, totalmente lontano dalla contrapposizione tra fascismo e anti-fascismo. Piuttosto una scheggia dell’orrore arrivata in Italia per volontà dell’esercito francese, tutt’ora non riconosciuta come stupro di guerra e quindi come crimine contro l’umanità. Io lavoro sulle Marocchinate sin dal 2009, partendo da uno spettacolo teatrale (il primo in assoluto sul tema) e poi approfondendo e facendo progetti su quegli stupri, unici nel loro genere”. Il docufilm ripercorre molti racconti a partire dalla storia familiare della regista e prende le mosse dall’intervista a sua nonna che ricorda il tentativo di stupro da lei subito da parte dei goumiers (soldati di nazionalità marocchina inseriti nell’esercito francese).
Trenta interviste per ricostruire quei drammatici mesi
Attraverso quasi 30 interviste si ripercorrono le tappe dalla guerra alla ricostruzione, fino ad arrivare ai giorni nostri e agli stupri di guerra contemporanei. Vengono intervistate tutte le nonne (anche quella del montatore e della direttrice della fotografia) e anche la mamma della produttrice. Il film, la cui lavorazione è durata tre anni, è interamente ambientato nel Cassinate, e ha come voce narrante la stessa regista, affiancata dagli storici Tommaso Baris e Fiorenza Taricone. È prodotto da Mariella Li Sacchi e Amedeo Letizia di Qualityfilm, con il sostegno del MIC per l’audiovisivo, il Patrocinio di Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale. La fotografia è di Gioia Onorati, il montaggio di Giuseppe Treppiedi e le musiche di Massimo Martellotta.