Le Ong dispongono di navi, aerei, droni e soldi senza limite. Ecco quali e quante sono

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Le navi Ong tornano alla ribalta assediando le nostre coste con i loro carichi formati da immigrati illegali che dopo aver violato le leggi dei loro Paesi, espatriando senza documenti né autorizzazione, violano anche le nostre. Entrando senza permesso e senza lavoro, andando ad aumentare le schiere degli sbandati e dei disoccupati, quando non quelle della criminalità. Ma chi sono queste Ong, organizzazioni non governative, chi le finanzia, e cosa fanno? E perché tentano di portare i clandestini solo in Italia? Tra giugno e ottobre 2022 almeno 17 navi, gestite da 14 Ong diverse, hanno effettuato quelli che definiscono eufemisticamente “salvataggi”.

Il mistero dei finanziamenti delle Ong

Poi i soldi. Non sfugge a nessuno che comprare una nave con sopra dei droni da ricerca, supportarle con gli aerei da ricognizione, tenerla in mare, pagare i diritti portuali, pagare il carburante, i viveri, i materiali, l’equipaggio costa una cifra enorme, decine di milioni di dollari. Una cifra che solo uno Stato potrebbe pagare. Ma quando si parla di finanziamenti, ci si trova di fronte a un ostacolo insormontabile: “donazioni di privati”. E qui ci si deve fermare. Ci si deve arrendere. Rimane il dubbio sullo scopo di tutta questa macchina gigantesca. Molti hanno sottolineato che i clandestini trasportati dalle organizzazioni non governative sono una minoranza rispetto al totale delle persone che sbarcano nel nostro Paese.

Le Ong non trasportano il totale dei clandestini, ma una minoranza

Dal 1° gennaio all’11 agosto 2022 sono sbarcati in Italia 45.664 persone, il 40 per cento in più rispetto ai circa 32 mila arrivati nello stesso periodo dell’anno precedente. Di questi, solo 7.270, il 16 per cento, sono stati presi dalle Ong, mentre i restanti sono stati “soccorsi” dalle autorità italiane, come la Guardia costiera, oppure sono sbarcati in territorio italiano da soli, grazie a imbarcazioni di fortuna. E infatti dal 1° gennaio all’11 agosto 2022, poi, 24.317 immigrati, più della metà del totale, sono sbarcati sulle coste italiane senza il soccorso né delle Ong né dalle autorità italiane. E’ ovvio, comunque, che le navi Ong, presenti in mare sempre vigili con aerei e droni e cellulari, incentivano le partenze dal Nord Africa perché chi si imbarca dice “Se naufraghiamo ci verranno a prendere…”.

Ma è la nostra Guardia Costiera che coordina i “salvataggi”

Comunque, dicono le Ong, “ogni operazione di “salvataggio”, come amano chiamarlo loro, è coordinata dalla Guardia Costiera Italiana. Non siamo noi che decidiamo dove andare”, e ricordando che “in realtà le Ong sono responsabili solo del 30% dei salvataggi nel Mediterraneo. Anche se secondo Frontex la percentuale sarebbe superiore. Dunque, non c’è chiarezza neanche su queste cifre. Consideriamo poi che sulle 350mila persone approdate in Italia dal 2015 al 2018, appena 35mila (il 10%) sono state avviate al ricollocamento in altri Paesi Ue. E quelle davvero accettate sono meno ancora: 13mila.

Oltre alle navi le Ong hanno aerei da ricognizione e costosissimi droni

Vediamo un po’ di elencarle. queste Ong così attive. Ci sono Sos Méditerranée, italo-franco-tedesca, con la nave Aquarius. Sos Humanity, Sea Watch, che è un’organizzazione tedesca attiva dal 2014. Sea Watch gestisce, in collaborazione con l’Ong britannica Search and rescue relief (Sarr), due navi. Sea Watch sta continuando le attività con i mezzi Sea Bird, due aerei di monitoraggio che sorvolano i mari in cerca di persone. L’Ong sta poi raccogliendo soldi per attivare presto la Sea Watch 5, una nuova imbarcazione per il trasporto dei “naufraghi” trovati in mare. Un’altra Ong attiva nei nostri mari è la spagnola Open arms, che al momento gestisce la Open arms uno e l’Astral, una barca a vela con bandiera britannica. La Open arms uno, si apprende, è stata regalata alla Ong spagnola a novembre 2021 dal filantropo argentino Enrique Pineyiro, impegnato con la Ong Solidaire nell’organizzazione di voli aerei umanitari e di soccorso.

Una ridda di sigle e di navi, per lo più tedesche

Altre navi Ong sono la ResQ People, dal 2021 gestita dalla onlus italiana Resq (e prima dalla ong tedesca Sea Eye con il nome Alan Kurdi), e la Mare Jonio della Ong italiana Mediterranea saving humans. Dalla Germania arrivano invece la nave Sea Eye 4, gestita dall’omonima Ong, la Rise Above della Ong Mission lifeline. Poi la nave a vela Nadir di Resq ship. L’organizzazione Medici senza frontiere opera invece con la nave Geo Barents, con bandiera norvegese, chissà poi perché. Il 20 ottobre scorso, Emergency ha invece inaugurato al porto di Genova la nuova nave Life support: l’imbarcazione era usata per attività nelle piattaforme petrolifere, ma è stata acquistata e ristrutturata dall’ong. C’è anche la nave indipendente Louise Michel, un’ex imbarcazione della Marina francese.

Sono solo due le navi Ong che battono bandiera italiana

Poi c’è Save the Children, presente in 125 Paesi del mondo tra cui l’Italia. Ha una nave: la Vos Hestia. L’equipaggio però è formato da operatori di MSF. Poi c’è la Migrant Offshore Aid Station (MOAS). È nata a Malta nel 2014, fondata dai coniugi Christopher e Regina Catrambone, ha una nave. La Iugen Rettet, una Ong tedesca, è presente nel Mediterraneo con una nave: la Iuventa. Sempre tedesca è la Life Boat, che ha una nave, la Minden. Ancora un’Ong tedesca, la Sea Eye, che dispone di due navi. Ma di tutte queste navi battono bandiera italiana solo 2: la Prudence (di MSF) e la Vos Hestia, di Save the Children.