Le Ong sfidano il governo con una raffica di trasbordi: “Il porto lo decidiamo noi, e deve essere in Italia…”

Sbarco numero sette a Lampedusa. Un barchino con 28 clandestini è stato intercettato dalla motovedetta della Capitaneria di porto a circa 17 miglia dalle coste dell’isola. Dopo il trasbordo sull’unità della Guardia costiera l’imbarcazione è stata lasciata alla deriva. Tra gli irregolari approdati al molo Favaloro anche 4 donne e 5 minori non accompagnati, che dovremo mantenere noi sino al 18° anno di età. Dopo i primi controlli sanitari – per i quali gli italiani aspettano settimane se non mesi – sono stati condotti nell’hotspot di contrada Imbriacola, dove si trovano adesso 286 fuorilegge.
Piantedosi: quando ci sono le Ong in giro, aumentano le partenze dei clandestini
“Noi ci lamentiamo del fatto che c’è questa coincidenza astrale: la presenza delle navi delle ong insieme alle condizioni climatiche fanno ripartire i gommoni dalla Libia, anche le imbarcazioni più fragili. Noi ci lamentiamo di questo, le ong sì lamentano della lunga percorrenza”. Lo ha detto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi all’inaugurazione dell’Anno accademico dell’istituto superiore antincendi dei Vigili del Fuoco. “Il naufragio e il salvataggio sono qualcosa di occasionale non di ricerca sistematica che induce alle partenze”, ha aggiunto.

Le Ong intnsificano i “soccorsi”: ma che fortuna tutti questi ritrovamenti
E le Ong si scatenano per tutto il Mediterraneo alla ricerca di “naufraghi”, come li chiamano loro. Sono solo persone che vogliono venire in Italia credendo di trovarci il Bengodi, e per molti è proprio così. E per farlo pagano migiaia di dollari agli scafisti ben sapendo che le volenterose navi Ong, cui i soldi non mancano, verranno a “salvarli”. Ci sarebbero quattro dispersi al largo della Libia. A raccontarlo pl team di Ocean Viking secondo cui sarebbero i 95 “naufraghi” “tratti in salvo” da un gommone sovraffollato al largo della Libia. Ai “soccorritori” i “superstiti” hanno riferito che almeno quattro persone sarebbero finite in acqua prima dell’arrivo della nave Ong. “Li abbiamo cercati per ore – spiega l’ong -. Due motovedette libiche nella zona sono partite senza rispondere alle nostre richieste di supporto alla ricerca delle persone scomparse”.
Perché non vanno nei porti della nazioni che le finanziano generosamente?
E le Ong non solo vogliono un porto in Italia anziché nelle loro nazioni di provenienza che generosamente le finanziano, ma lo vogliono purecomodo. “Chiediamo alle autorità italiane di riconsiderare la loro decisione e di assegnarci un porto più vicino per sbarcare i sopravvissuti”. L’appello arriva da Msf, dopo l’assegnazione alla Geo Barents di La Spezia come porto sicuro. A bordo della nave umanitaria, dopo l’ultimo soccorso, ci sono 237 persone, tra cui 87 minori e 27 donne. Vorrebbero andare a Pozzallo o Palermo. Msf ricorda come secondo il diritto internazionale un luogo sicuro dovrebbe essere assegnato con “la minima deviazione rispetto alla rotta della nave” e dovrebbe essere fatto “ogni sforzo per ridurre al minimo la permanenza a bordo della nave delle persone soccorse”. Allora vadano in Tunisia o a Malta.
E pretendono pure di scegliere loro il porto più comodo…
A loro risponde il ministro dell’Interno. “Alla Geo Barents abbiamo indicato il porto di La Spezia”. Lo ha detto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi a margine dell’inaugurazione dell’Anno accademico dell’istituto superiore antincendi dei Vigili del Fuoco, precisando che non si tratta di una risposta alle polemiche sulla scelta finora di città di sbarco amministrate dalla sinistra. “Non è una risposta, va lì solo per una questione di rotazione dei porti”, ha chiarito.