Le ultime ore del reggimento Azov: “Non chiamateci nazisti, siamo patrioti che difendono il loro Paese”

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“Arrendersi non è un’opzione perché loro non sono interessati a preservare la vita”. Lo ha detto il capitano Svyatoslav Kalina Palamar, vice comandante del reggimento Azov asserragliato nelle acciaierie a Mariupol, nel corso di una conferenza stampa via Zoom. ”Il nostro morale è ancora alto”, ha aggiunto il resposabile dell’ontelligence Samoilenko, asserragliato nelle acciaierie Azovstal. ”Tutto il mondo ci guarda, siamo diventati il simbolo della resistenza armata” e per questo ”combatteremo fino alla fine, non possiamo arrenderci” perché ”sarebbe un grande regalo per il nemico”. ”Abbiamo ancora l’acqua, abbiamo ancora munizioni e combatteremo fino a che non riusciremo a cambiare questa situazione”. Lo ha dichiarato ancora il responsabile dell’intelligence del reggimento Azov.

Il reggimento Azov e la “runa del lupo”

Sono forse le ultime ore del reggimento Azov, che ha come simbolo la cosiddetta “runa del lupo”, la Wolfsangel, che era lo scudetto di diverse unità della Wermacht ma soprattutto della II SS Panzer division “Das Reich”. La divisione operò in molti teatri durante la Seconda Guerra Mondiale ma soprattutto nell’Operazione Barbarossa contro l’Unione Sovietica. Nelle ultime settimane hanno fatto un po’ retromarcia sulle loro origini estremiste, nel 2014 quando si formò, dichiarandosi solo patrioti e nazionalisti. Sono soprattutto soldati, dicono da laggiù, e lo stanno dimostrando con eroismo. Come Hiroo Onoda, l’ultimo giapponense che si arrese nel 1974, continuano a combattere anche se sanno che la guerra è persa. Non sembra abbiano intenzione di arrendersi e chiedono l’aiuto internazionale. Zelensky li ha nominati Eroi dell’Ucraina.

Le accuse al reggimento Azov di crimini di guerra

Negli anni scorsi da più parti il reggimento Azov fu accusato di crimini di guerra, soprattutto nel Donbass, dove il reggimento di formò nel 2014 per combattere contro i russi. Va detto che in Ucraina si formarono diverse milizie volontarie, tra cui Azov, e che successivamente il governo li equiparò a tutti gli effetti alle forze armate. In queste legioni internazionali venivano volontari da tutto il mondo, Italia compresa. Non sappiamo se oggi ci siano italiani nel reggimento Azov, sappiamo che ci sono circa 1.500 soldati, uomini e donne, in difesa di Mariupol. Lì dove il reggimento ha già combattuto negli anni scorsi. Così come non sappiamo se i miliziani di Azov utilizzassero davvero i civili come scudi umani, come ha detto qualcuno uscito dall’acciaieria. Certo è che Azov rappresenta ora un discreto problema per l’Occidente.

Che i difensori della libertà siano nazisti, imbarazza non poco

Eh sì, perché che gli ultimi difensori della democrazia siano dei nazisti imbarazza non poco tutti. L’Europa, ma anche l’America, che ultimamente, non so se si è notato, quando parla di Azov mette più l’accento sul patriottismo che non sulla politica. Persino il Financial Times, in un articolo sul reggimento più famoso dell’Ucraina, ha tenuto a sottolineare che nazismo a patriottismo non vanno confuse. Però questa difesa di Mariupol storicamente è molto simile alla difesa di Berlino, e proprio ancora dai russi sovietici. Finirà nello stesso modo? L’invasione dell’Ucraina poi ha già ribaltato diversi luoghi comuni: la “denazificazione” del Paese, presa come scusa per la guerra, è stata negata dall’Occidente. Ma la democrazia e la libertà di quel Paese la stanno difendendo proprio i patrioti di una estrema destra.

(Foto tratta da: La Voce del Patriota)