I leghisti (e Draghi) a Salvini devono dire solo grazie

I leghisti (e anche Mario Draghi) dovrebbero dire solo grazie a Matteo Salvini, altro che abboccare ai tentativi di ridurre al silenzio il leader, come pretendono dalla parti del Pd. Quello che sta accadendo nella politica italiana è roba da pazzi.

Che la Lega non amasse il green pass – una roba che sta solo da noi con quelle modalità – non era certo una sorpresa. E ha semplicemente votato emendamenti che confermavano – si chiama coerenza – la propria posizione politica.

A Salvini Lega (e Draghi) dicano grazie

È successo un putiferio. Incivile davvero. Come se avesse minacciato la sfiducia al governo di Mario Draghi. Il che ovviamente non li ha nemmeno sfiorati nell’antica era del cervello.

Che ridicolo quell’Enrico Letta a tuonare “fuori la Lega dalla maggioranza di governo”. Draghi gli ha risposto che va avanti.

Eppure il segretario del Pd non era così turbato quando a minacciare – per davvero – la stabilità dell’esecutivo è stato il Movimento Cinquestelle sulla riforma Cartabia. No, non si possono dimenticare le urla pentastellate, le grida alla crisi di governo, la figuraccia di Giuseppe Conte a Palazzo Chigi a far finta di aver imposto chissà cosa al premier.

Letta non si accorge neppure che un ministro – Cingolani – sta ballando perché chi lo ha messo al governo non lo vuole più vedere. Ma il segretario del Pd non urla, in questo caso.

Patetico.

Ridicolo.

Inadeguato.

Va tutto bene? Certo che no, ma è anche naturale in una maggioranza così eterogenea. E se posso permettermi, Matteo Salvini deve cominciare a farlo capire ai suoi, a partire dai ministri. Anche perché è lui ad averli risuscitati dal tempo del 3 per cento; poi a portarli al 30 e rotti. E se oggi la Lega è attorno al 20 per cento – a volte sopra a volte sotto – è un merito e non una colpa.

A Salvini i leghisti dovrebbero dire solo grazie. Sappiano essere protagonisti di una fase politica essenziale per l’Italia.