Lega: ecco la legge per stoppare i predicatori islamici

Lega predicatori islamici

La Lega non vuole predicatori islamici modello Birmingham in Italia e c’è già una proposta di legge per impedirlo. Ciò che è accaduto in Inghilterra con il folle invito al trattamento criminale delle donne adultere, non potrà succedere da noi se si approverà il testo presentato dal deputato Igor Iezzi.

In sostanza, la Lega propone di controllare gli imam prevedendo un apposito Albo presso il Viminale e vincolando la possibilità di predicazione islamica all’uso della lingua italiana. E ancora, verificare i finanziamenti che arrivano dall’estero e i luoghi e le iniziative di una comunità religiosa, come quella dei seguaci di Allah che “è in costante crescita, e nel 2030 in Italia avrà raggiunto la cifra di tre milioni di residenti, pari ad oltre il 5% della popolazione complessiva”.

Lega, una legge per controllare i predicatori islamici

Disposizioni in materia di esercizio delle confessioni religiose prive di intese con lo Stato italiano”, questo il titolo della proposta.

In essa spiccano inoltre le richieste ai predicatori dell’Islam di “divieto di ogni pratica e attività collegata o collegabile alla dottrina dell’occultismo” e anche di far proprio “l’esplicito riconoscimento della parità tra uomo e donna”.

Nel testo articolato in 14 punti, si parte con l’art. 1 che “istituisce l’Albo Nazionale dei Ministri di culto, dei formatori spirituali e delle guide di culto appartenenti alle confessioni religiose che non hanno stipulato intese con lo Stato”, come appunto quella islamica. Non più predicatori islamici senza storia, dice la Lega, e magari appena sbarcati in Italia, ma professionisti certificati e ben noti alle autorità italiane. Tra i requisiti per l’attività religiosa vi è poi la conoscenza della lingua italiana, lingua che come si legge nell’articolo 3, dovrà essere usata da “chiunque svolga attività di predicazione nei luoghi di culto”.

Occhio alle moschee abusive, “c’è il pericolo jihadista”

Molte associazioni musulmane hanno la propria sede presso appartamenti privati, negozi, garage e magazzini che non potrebbero venire utilizzati come moschee: centri abusivi di culto dove si annida il pericolo jihadista“, è l’allarme lanciato da Iezzi. Tra i principi che devono essere contemplati negli “statuti delle confessioni o delle associazioni religiose” al centro della norma, devono trovare posto l”‘esplicito riconoscimento della democraticità e della laicità dello Stato italiano”.