Leroy Merlin, dipendenti sul piede di guerra: “Basta slogan e articoli a pagamento, vogliamo diritti”

Aria di “maretta” all’interno della Leroy Merlin, dove le posizioni tra la società e i dipendenti appaiono sempre più lontane. Non c’è alcun accordo sul rinnovo del contratto integrativo e i lavoratori lamentano trattamenti ben differenti da quelli ostentati dall’azienda.
Azienda che sostiene, almeno a parole, che i lavoratori sono il “cuore” di tutto. Al punto che hanno voluto dirlo attraverso un articolo – a pagamento – pubblicato su uno dei maggiori quotidiani nazionali, scritto e firmato da Fabrizio Leopardi, Responsabile delle Risorse Umane di Leroy Merlin Italia. Ma proprio questo redazionale ha scatenato l’ira dei lavoratori, che si sono sentiti presi in giro.

I lavoratori: “Tutte bugie”
“Tutte bugie, per fingere un’armonia che non esiste. Se davvero tenessero al benessere dei dipendenti, potrebbero innanzi tutto iniziare a rivedere il contratto integrativo. E anche il fatto che ormai da anni non vengono più fatte assunzioni full time se non per posizioni quadro. Tutti gli altri, cassieri, operai, magazzinieri e via discorrendo, sono part time a 20 e 30 ore, con stipendi che non consentono di vivere dignitosamente”, si scopre da fonti interne.
E se una volta i weekend erano liberi, adesso sono un miraggio, perché, anche se con il part time, il miraggio è trascorrerli in famiglia. E ora i lavoratori sono sul piede di guerra, arrabbiati con un’azienda in cui credevano. E a cui, da mesi, fanno richieste rimaste inascoltate.
Le richieste dei lavoratori: più diritti, meno propaganda
Durante le trattative per il rinnovo del contratto integrativo, i rappresentanti dei lavoratori hanno avanzato una serie di richieste chiare:
- Buoni pasto, già detraibili per l’azienda, ma mai concessi ai dipendenti.
- Indennità per la manutenzione delle divise aziendali (2,50 euro al giorno per coprire le spese di lavaggio e usura).
- Un mansionario dettagliato, perché quello attuale è troppo generico e non riflette le reali responsabilità dei lavoratori.
- Un piano di welfare aziendale, attualmente quasi inesistente.
- Premi di progresso più equi, dopo che negli ultimi anni sono stati eliminati in molti punti vendita.
A tutto questo si aggiunge la frustrazione per la gestione della cassa integrazione durante la pandemia, quando i pagamenti vennero erogati con tre mesi di ritardo e senza alcun supporto economico da parte dell’azienda.
Chiusura di punti vendita e incertezze sul futuro
L’annuncio della chiusura di un Brico Center in Sardegna, senza un piano chiaro per ricollocare i lavoratori nella nuova sede Leroy Merlin che verrà aperta nella stessa regione, ha alimentato ulteriormente le tensioni. I dipendenti temono di ritrovarsi senza tutele e senza alternative.
La protesta si allarga: la verità dietro gli slogan aziendali
Il malcontento è ormai diffuso non solo a Roma e provincia, ma livello nazionale. I lavoratori di diversi punti vendita hanno dichiarato lo stato di agitazione, segnalando che il dialogo con l’azienda sembra essersi arenato già al secondo incontro per il rinnovo del contratto integrativo. I tavoli successivi sono stati percepiti come semplici formalità, senza risultati concreti.
Le parole d’ordine di Leroy Merlin – “volere, sapere, potere e avere” – suonano come vuoti slogan per chi ogni giorno lotta per il riconoscimento di diritti basilari. Il tempo delle promesse, per i dipendenti, è finito: i lavoratori ora pretendono fatti concreti e un cambiamento reale.