Lettera aperta al Sindaco di Fiumicino: “Ridateci la spiaggia del Vecchio Faro”

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A Fiumicino, tra il suggestivo Vecchio Faro e i caratteristici Bilancioni, si sta consumando una silenziosa ma profonda frattura tra la cittadinanza e le istituzioni. Una spiaggia spontanea, formatasi nel tempo grazie all’insabbiamento naturale, è stata recentemente interdetta al pubblico a causa dell’erezione di un muro la cui finalità resta, ad oggi, poco chiara. Il tratto, che da sempre rappresenta un punto di aggregazione popolare, storico e culturale, è oggi accessibile solo a pochi, chiuso da cancelli, new jersey e fili spinati.A denunciare la situazione è una lettera aperta indirizzata al Sindaco di Fiumicino Mario Baccini, firmata da rappresentanti del Collettivo No Porto, del Comitato Tavoli del Porto, e da numerose altre realtà civiche e culturali attive sul territorio.

Una spiaggia tolta alla comunità

L’area dei Bilancioni e del Vecchio Faro non è solo un bene paesaggistico e storico, ma un simbolo dell’identità di Fiumicino. In questo tratto di costa, per anni, si sono svolte iniziative di cura del territorio, attività culturali e artistiche, eventi sportivi e giornate dedicate alla valorizzazione ambientale, tutte promosse dal basso, senza finanziamenti pubblici, ma con la forza dell’impegno civico. Tuttavia, da marzo 2025, la situazione è cambiata. L’accesso al mare è stato chiuso, e un intervento edilizio non ben identificato ha sollevato dubbi sulla legittimità delle autorizzazioni, soprattutto in un’area sottoposta a vincoli ambientali e culturali.

Porto crocieristico o bene comune

Secondo i firmatari della lettera, la chiusura della spiaggia sarebbe collegata al progetto per la realizzazione di un porto crocieristico privato, destinato a sorgere proprio nell’area interessata. Un progetto che risale alla precedente amministrazione ma che, come sottolineano i promotori della missiva, oggi è sostenuto anche dall’attuale Giunta, che ha assunto il ruolo di Ente Attuatore. Il punto critico è che il progetto, pur non essendo formalmente partito né definitivamente approvato, ha già cominciato a produrre effetti sul territorio, impedendo alla cittadinanza l’uso di un bene che rientra, di fatto, nel demanio pubblico.

Un appello alla responsabilità politica

La lettera aperta lancia un appello diretto al primo cittadino Mario Baccini, chiedendo tre azioni concrete: Bloccare qualsiasi intervento edilizio non trasparente e potenzialmente distruttivo dell’area; Ripristinare il libero accesso alla spiaggia e alla linea di costa, dal Lungomare della Salute fino ai Bilancioni; Valutare alternative al progetto del porto crocieristico, coinvolgendo i cittadini nella riqualificazione dell’area nel rispetto dell’ambiente e della storia locale.

Turismo sostenibile

Il caso del porto crocieristico di Fiumicino apre una riflessione più ampia: qual è il modello di sviluppo turistico che la città vuole abbracciare? Mentre in tutta Europa – da Barcellona a Santorini, da Cannes a Nizza – si limitano o vietano gli attracchi delle grandi navi da crociera per contenere l’impatto ambientale, a Fiumicino si rischia di fare un passo nella direzione opposta. L’appello dei cittadini è chiaro: non servono nuove colate di cemento, ma politiche pubbliche che valorizzino la natura, la storia e la vivibilità del territorio. “Fiumicino non ha bisogno di un turismo di massa e di consumo – si legge nella lettera – ma di una visione lungimirante che metta al centro la salute e il mare”.

Una mobilitazione civica che non si arrende

A firmare la lettera, tra gli altri, Irene Santoni per il Collettivo No Porto, David Di Bianco per il Comitato Tavoli del Porto, Silvia Vargiu per il GAS Sale in Zucca, Silvia Francucci per Mujeres in mare, Claudio Passantino per Scienza Radicata, Stefania Muccini per il Comitato Amici del Faro. Realtà diverse, ma unite dalla volontà di tutelare uno dei luoghi più autentici di Fiumicino. Un patrimonio paesaggistico, storico e umano che, secondo i cittadini, non può essere sacrificato sull’altare di un’idea superata di sviluppo. La sfida ora è nelle mani dell’Amministrazione, chiamata a scegliere tra la continuità con un modello di consumo e la costruzione partecipata di un futuro più giusto e sostenibile.