L’ex 007 Marco Mancini imita Vannacci: in un libro la verità sulle spie italiane

Marco Mancini

Il titolo del libro di Marco Mancini riecheggia la definizione “il grande gioco”, che Ruyard Kipling rese popolare nel romanzo “Kim”, dello scontro di forze ma soprattutto di intelligence che impegnò russi e inglesi in Medio Oriente e Asia Centrale per buona parte dell’Ottocento, diventato poi uno dei tanti modi di chiamare contrasto e dialettica fra servizi segreti.

Si tratta di “Le regole del gioco” (339 pagine, 19 euro) a firma di Marco Mancini, che Rizzoli ha appena mandato nelle librerie. Il sottotitolo recita “Dal terrorismo alle spie russe: come il controspionaggio offensivo ha protetto gli italiani” e il suo autore non è uno studioso ma un protagonista di queste vicende: Mancini è stato a capo della Prima divisione del Sismi (Servizio informazioni e sicurezza militare), struttura che si occupava di controspionaggio, contrasto del terrorismo nazionale e internazionale, contrasto della criminalità organizzata internazionale. Dal Sismi, all’Aise e poi al Dis, di fatto Mancini si è sempre occupato delle stesse materie.

“Questo non è un libro di riflessioni ma di fatti, cose, azioni, intrighi vecchi e ancora in corso”, promette l’autore nell’introduzione. Mancini, classe 1960, esordì come carabiniere, presto ‘arruolato’ nella Sezione speciale anticrimine dei carabinieri di Milano, fondata dal Generale Carlo Alberto dalla Chiesa per combattere il terrorismo. Per mantenere la sua promessa l’ex 007 racconta ai lettori della canna della Smith & Wesson 38 special che sfiora la nuca del terrorista Sergio Segio.

L’irruzione momento per momento nei covi delle Brigate Rosse. Lo sguardo del terrorista di al-Qaida che incrociò a pochi metri dall’ambasciata italiana a Beirut, mentre stava cercando il punto giusto per farla esplodere piazzando 400 chili di esplosivo, e tanto altro ancora.

“Le regole del gioco” tratteggia una storia d’Italia inedita, raccontata da chi ha vissuto in trincea il grande gioco dei servizi segreti internazionali, una trincea nella quale Mancini ha vissuto anche momenti difficili: è stato coinvolto in due procedimenti giudiziari e in entrambi i casi le accuse a suo carico sono cadute, il caso Abu Omar e lo Scandalo Telecom-Sismi; tra le vicende che lo hanno coinvolto anche l’incontro con Matteo Renzi all’autogrill di Fiano romano. Sui nodi della sua carriera Mancini offre la sua versione in “Le regole del gioco” che, lascia capire, sono state violate a suo danno.