Libri, il “Campiello” vinto da una scrittrice cresciuta sulle rive del lago di Bracciano

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Il Premio Campiello vinto da una scrittrice romana cresciuta ad Anguillara Sabazia, sul lago di Bracciano. Un personaggio urticante, una ragazzina, Gaia, che vive un’adolescenza difficile, in perenne conflitto con le aspettative della madre e la società dell’apparenza, ha conquistato la Giuria dei 300 Lettori anonimi della 59esima edizione del Premio Campiello. “Tutto è molto inaspettato quando si scrive un romanzo. Io volevo raccontare una protagonista complessa, difficile, spigolosa e, appunto, anche urticante. In cui ci si sentisse vicini in alcuni momenti e in altri anche distanti e giudicanti nei suoi confronti quanto lei giudica il mondo, la madre e quanto le è intorno”, spiega all’Adnkronos Giulia Caminito, la 33enne romana vincitrice sabato sera all’Arsenale di Venezia con “L’acqua del lago non è mai dolce” (Bompiani), suo terzo romanzo.

La storia di una adolescente difficile

“Ho ricevuto molte opinioni contrastanti, tra chi ha amato il personaggio di Gaia, di chi invece lo ha detestato, chi ha apprezzato la madre – ha precisato Caminito -. Forse il tentativo del raccontare qualcosa di contemporaneo e di vicino, soprattutto agli anni 2000, è ciò che ha interessato i lettori”. La rabbia violenta dell’adolescente Gaia pervade il romanzo ambientato ad Anguillara Sabazia, cittadina sul lago di Bracciano, dove la scrittrice che ha trionfato al Campiello è cresciuta. “E’ un po’ di tempo che ragiono sul tema della rabbia e questa rabbia è quella di una ragazzina che però non è una rabbia sociale. Cioè lei non è voce di un popolo di difficoltosi – spiega Caminito -. Gaia ha la rabbia propria di una ragazzina che non ce la sta facendo: non sa chi è, non conosce il suo corpo, non si vede riconosciuta dagli altri”.

Rabbia e frustrazione sulle rive del lago

“Comincia a scalpitare e comincia a rompere perchè non vuole essere messa all’angolo, non vuole essere colpita. Forse le persone della mia età hanno sentito questa frustrazione cocente rispetto a certe loro esperienze di vita o a certi vicoli ciechi che hanno incontrato dopo la fine degli studi”. E Giulia Caminito per cosa prova rabbia? La mia rabbia oggi – confessa la scrittrice – è sicuramente nei confronti della politica. Io ho studiato all’università filosofia politica ma poi non ho mai visto nulla di quello che ho studiato nel mondo. Ho la frustrazione di aver dedicato molti anni ha una formazione culturale che poi non vedo mai concretizzata. Non ho mai visto nella politica niente di me stessa. La scissione tra la vita e la politica, il non sentirsi rappresentati è qualcosa che mi provoca molta rabbia”.

Una famiglia fuori dalla società del benessere

Le difficoltà soprattutto economiche di una famiglia è uno dei temi che fa da sfondo a “L’acqua del lago non è mai dolce”. Perché questa insistenza è spiegata dall’autrice. “Io ho sempre provato a raccontare la società del non benessere, che ovviamente possiamo individuare come povertà, ma ci sono diverse sfumature sul confine. La famiglia che io racconto è sicuramente fuori dalla società del benessere. Racconto la storia di una famiglia con poco accanto a quelle che hanno molto e come è difficile sopravvivere con poco”. Il romanzo che ha trionfato al Campiello appare anche un viaggio nella provincia italiana. “Ho notato che molta provincia viene raccontata nei romanzi di questi ultimi anni. E secondo me accade perchè in provincia – evidenzia Caminito – ci sono delle situazioni con delle spinte più vitali nel racconto.

Bracciano, Anguillara e la storia della provincia romana

Nel mio caso la provincia è anche periferia perché il lago di Bracciano è alle porte di Roma. Ci sono diversi passaggi tra la grande città e quello che le succede intorno e racconto anche come distrugge la grande città alcune componenti vitali della provincia e del territorio”. Quanto al titolo del romanzo, Caminito racconta: “Volevo parlare di un sapore indescrivibile che può essere amaro, a volte fangoso. E giocare su questa indefinitezza, anche attraverso i discorsi dei protagonisti, che sono alla ricerca della loro identità. Il lago sembra tranquillo, malinconico ma mi piaceva potesse avere anche una componente esplosiva che riguarda la vita della protagonista. E anche situazioni che si vengono a creare spesso in provincia. Mi sembrava interessante raccontare questa dimensione del paese.

La storia di una generazione che fatica a trovare lavoro e sicurezze

Anguillara è speciale, dei tre paesi che si affacciano sul lago di Bracciano è la più vicina a Roma. Ma anche quella che vive di più il lago, una provincia che è anche periferia e ha una sua identità, che è in osmosi con le persone che vivono lì”. Guai, però, a chiamarlo romanzo di formazione. “L’ho definito romanzo di non formazione o malaformazione – rimarca la scrittrice – perchè seguiamo Gaia dall’infanzia all’età adulta ma il Bildungsroman di solito segue un percorso in ascesa del personaggio verso il suo miglioramento. Nel caso di Gaia il miglioramento non c’è”. La scrittrice nel romanzo è riuscita a dare la voce anche ai Millennials, la generazione Y che fatica a trovare lavoro e sicurezze.

Insomma, “volevo raccontare alcune difficoltà, frustrazioni e sensazioni rabbiose che ho provato dopo tanti anni di studio e lavoro. Quell’impressione di non accedere mai alla vita adulta, comune a molti ragazzi della mia età. Ma il mio è stato anche un modo di raccontare come spesso durante l’adolescenza roviniamo legami per nostre paranoie e inquietudini”.