L’inquinamento dà alla testa: una ricerca scopre i danni dello smog sul cervello

smog

Non sono soltanto i polmoni a subire le conseguenze dell’inquinamento che si respira nella Capitale. È stato infatti dimostrato da una recente ricerca della dottoressa Federica Nobile, del dipartimento di epidemiologia del servizio sanitario del Lazio, che c’è una connessione tra l’esposizione allo smog e la salute mentale dei romani.

I risultati

“Studi recenti hanno collegato l’inquinamento atmosferico allo sviluppo di disturbi psichiatrici, tra cui depressione, ansia ed episodi psicotici. Tuttavia, tutte queste associazioni sono state studiate principalmente in piccoli gruppi, rendendo i risultati difficili da generalizzare”, ha chiarito Nobile. La ricerca pubblicata su Environment International si è avvalsa di 1 milione e 739mila romani, di età superiore ai 30 anni, in un lasso temporale che è andato dal 2011 al 2019. Durante questo periodo sono state studiate le cartelle cliniche di questi cittadini, per vedere se erano insorti problemi di salute mentale.

I dati sull’inquinamento

Oltre alle cartelle, è stato verificato anche se quelle persone hanno cominciato ad assumere antipsicotici, antidepressivi e stabilizzatori dell’umore e se hanno fatto ingresso in ospedale.Tutte queste informazioni sono state comparate con i dati sull’inquinamento atmosferico e rumoroso, relativi ai luoghi dove vivevano queste persone. Sono stati presi in considerazione anche altri fattori che possono avere conseguenze sulla salute mentale dei cittadini, come la povertà, la disoccupazione, lo stato civile, l’istruzione.

Schizofrenia ansia e depressione

L’esposizione a lungo termine all’inquinamento atmosferico, in particolare alle particelle sottili ed ultra sottili, è stato così rilevato, aumentano il rischio di disturbo dello spettro della schizofrenia, depressione e disturbi d’ansia. L’associazione degli inquinanti con le prescrizioni di specifici farmaci, sembra confermare la credibilità dei risultati. Ciò che è emerso da questo raffronto è quindi che le persone che vivono in aree maggiormente inquinate da particelle, sono più esposte allo sviluppo di patologie come quelle elencate. Una conclusione che viene confermata anche dalle prescrizioni dei farmaci tra le persone, in età compresa tra i 30 ed il 64 anni, che hanno avuto una più evidente esposizione all’inquinamento.