L’insonnia colpisce un italiano su cinque. Ora si spera in un farmaco che agisce sull’orexina

Notti in bianco per un italiano su 5. Il 20% degli abitanti della Penisola soffre di insonnia o altri disordini del riposo, un problema che affligge oltre un terzo della popolazione mondiale. Molto spesso il disagio è cronico – con sintomi persistenti nell’80% dei casi dopo un anno dalla diagnosi e nel 60% dei casi a 5 anni -. E può accompagnarsi a disturbi psichiatrici o psicoemotivi, in prevalenza depressione e ansia. Un effetto domino che anche Covid ha contribuito a innescare, tra lockdown e confinamenti che hanno alimentato problemi d’ansia, disturbi d’umore, quadri di stress post traumatico, dipendenze dall’alcol. Per ritrovare il sonno perduto è disponibile un nuovo farmaco in compresse che agisce sull’orexina, la “direttrice d’orchestra” del ritmo sonno-veglia, resettando in pratica l’orologio biologico.
Ecco come agisce il nuovo farmaco
Se n’è parlato in una delle principali sessioni scientifiche del 24esimo Congresso nazionale della Società italiana di neuro-psico-farmacologia (Sinpf), in corso a Milano e Venezia. La nuova molecola si chiama daridorexant e appartiene alla famiglia dei Dora (Dual Orexin Receptor Antagonists), dicono gli esperti. Si tratta cioè un nuovo antagonista in grado di agire sul neurotrasmettitore orexina, bloccandone l’attività sui due recettori più importanti. La sua efficacia è confermata da due studi pubblicati di recente su “The Lancet” e su “Sleep Journal”. Daridorexant mira un bersaglio diverso rispetto a quelli dei farmaci tradizionali, regolando i cicli sonno-veglia alterati in chi ha problemi del sonno e migliorando quindi anche le performance diurne. A fronte di un profilo di sicurezza favorevole e di una riduzione degli effetti avversi.

L’insonnia riguarda la quantità e la qualità del sonno
“Si definisce insonnia l’insoddisfazione per la quantità o la qualità del sonno, associata alla difficoltà nell’iniziare e mantenere il sonno da almeno 3 mesi. Lo afferma Claudio Mencacci, direttore emerito di Psichiatria all’Ospedale Fatebenefratelli di Milano e co-presidente Sinpf. Il sonno risulta pertanto perturbato da frequenti risvegli o da problemi di riaddormentamento dopo i risvegli, con un conseguente impatto sulle ore diurne. Sonnolenza, iperattività e un generale peggioramento della qualità della vita sono le conseguenze più evidenti”. “L’insonnia in alcuni casi può essere riconosciuta anche come sintomo di alcuni disturbi psichiatrici. Le cause possono essere riconducibili a diversi fattori. Un disallineamento del ritmo sonno-veglia rispetto a un ritmo considerato normale, per via di cambiamenti di fusi orari, o turni di lavoro.
Lo sfasamento del ritmo biologico
Uno sfasamento del ritmo biologico, come causa primaria, tipico ad esempio di chi soffre di irregolarità del ritmo sonno-veglia. Un ritardo o un anticipo della fase di sonno, che inducono rispettivamente un’insonnia iniziale o a una sonnolenza serale con un precoce risveglio al mattino. Un ritmo sonno-veglia diverso dalle 24 ore, con un ritardo di 1-2 ore che si somma di giorno in giorno con inevitabili conseguenze. Non ultimo, i cicli alterati di sonno possono essere dovuti anche a insonnie situazionali, quando ad esempio si tende a risolvere l’insonnia reattiva assecondando i propri orari fisiologici di addormentamento e risveglio mattutino, indipendentemente dagli orari convenzionali”.