Lista di proscrizione sui filo-russi: il problema non è la fuga di notizie ma la sua l’attendibilità

Non si placano le polemiche per la lista di proscrizione dei presunti filo-russi italiani pubblicata dal Corrierone nazionale. Ma chi gliela ha fornita? Sullo scabroso argomento torna oggi Verità&Affari, che scrive: “Franco Gabrielli ha voluto declassificare e rendere pubblico il rapporto sui filorussi in Italia che era stato mandato al Copasir e anticipato dal Corriere della Sera. E ha peggiorato la situazione: perché quel documento – l’Hybrid Bullettin – porta davvero la firma dei servizi segreti. Ed è una delle peggiori patacche che si siano mai viste in giro. Raffazzonato, scritto da mezzi analfabeti, con errori clamorosi e sbavature istituzionali ancora più gravi. Ora andrebbe allontanato dalle istituzioni chi lo ha materialmente redatto. È il minimo che si possa chiedere a Gabrielli”.
Informazioni totalmente inaccurate
Iniziamo dall’errore più pacchiano: i servizi scrivono questo bollettino e lo inviano al presidente del Copasir, che nelle sette pagine è pure citato. Ma con il nome di battesimo errato: Alfonso Urso. Lui si chiama Adolfo e chi dovrebbe interagire con quel comitato istituzionale avrebbe dovuto saperlo bene. Lo avranno visto chissà quanti prima della “declassificazione” decisa dallo stesso Gabrielli, che ci avrà pure dato un’occhiata. Nessuno si è accorto dell’errore, ed è grave. Ma utile: fa capire l’accuratezza delle informazioni contenute che erano state spacciate pure per “riservate” in un primo momento

Segnalato chi osa criticare Draghi
Le presunte notizie inserite nelle 7 pagine hanno la stessa attendibilità del nome del presidente del Copasir lì inserito. Trascendono in porcate, con citazioni di nomi a casaccio (come quello di Rosangela, nipote di Enrico Mattei), per avvolgerli nel mistero quando forniscono opinioni. Possono essere discutibili e discusse. Ma certo sono garantite dall’articolo 21 della Costituzione. Ci sono pure passaggi degni delle veline del Miniculpop. Come quello in cui si registra una “narrativa inedita”: “le critiche all’operato del Presidente del Consiglio Mario Draghi“. Credo che nemmeno gli uomini di Vladimir Putin avrebbero osato sottolineare in un documento perfino riservato un passaggio del genere, perfino meravigliandosene.
La vera Russia è qui
Il problema è che davvero in Italia può risultare una “narrativa inedita” qualsiasi critica espressa nei confronti del premier in carica. Sono tempi in cui i media preferiscono mettere l’aureola ai politici che vanno a genio alle proprietà di giornali. In un Paese libero e democratico dovrebbe essere questa l’anomalia. Certo che se poi i servizi in bollettini come questo mettono all’indice ogni dissenso, allora il problema russo ce l’abbiamo davvero in casa. Ma i veri russofoni cantori di un regime oligarchico sono i nostri servizi e le istituzioni che coprono porcate come questa.
Ore di lavoro perse sull’intervista a Lavrov
Tra le perle di questa porcata in sette pagine – prosegue Verità&Affari – ci sono anche annotazioni collegate alla famosa intervista fatta da Rete4 al ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov. I nostri servizi fanno “oh” prima notando che il video è stato rilanciato sui propri canali social dall’ambasciata russa in Italia (ma va?). Poi aggiungono che deve essere stata frutto di lunghe indagini e di squadre di nostri agenti segreti restate su Twitter per ore e forse giorni: “Hanno immediatamente acquisito rilevanza gli hashtag #Rete4 e #ZonaBianca, in associazione ai quali si registrano sia posizioni favorevoli che contrarie a quanto sostenuto da quel Ministro”. “In parallelo l’hashtag #Draghi, a seguito della conferenza stampa del 2 maggio u.s., incluso in oltre 38 mila tweet in più lingue, fra cui l’italiano, e in relazione al quale figurano sia post a supporto delle posizioni espresse da Draghi in merito all’intervista a Lavrov, sia post dove si ritiene che lo stesso Premier non tuteli gli interessi dell’Italia e abbia una impostazione dittatoriale.
Nei Servizi dovrebbe andare gente migliore
Dunque questa libertà di opinioni diverse su una conferenza stampa del presidente del Consiglio meraviglia molto i nostri agenti segreti. Convinti di vivere in Russia e poco avvezzi alle libertà delle democrazie. Dovrebbe essere il primo problema del sottosegretario Gabrielli, che ha la delega sui servizi italiani. L’arruolamento al Dis, come all’Aise e all’Aisi è assai ambito da tutte le forze di sicurezza, perché gli stipendi sono molto superiori a quelli cui i poveretti sono abituati. Bisognerebbe mandare lì la gente migliore, non quella che abbiamo visto in azione in queste ore.
Brutta la fuga di notizie ma anche il dossier
Gabrielli invece è indignato per la fuga di notizie e l’anticipazione fatta dal Corriere della Sera, e promette una indagine per trovare la manina che l’ha passata ai giornalisti. Se posso permettermi un consiglio a un servitore dello Stato dal brutto carattere, ma dotato di grande intelligenza, vada per la manina, caro Gabrielli. Non quella che ha dato il brogliaccio ai giornalisti: quella che ha vergato la porcata di 7 pagine. Caro prefetto, la prenda e la accompagni subito alla porta”, conclude Verità&Affari.