“L’italiano sia la lingua ufficiale della Repubblica”: ddl costituzionale presentato da Roberto Menia

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In Senato arriva un ddl costituzionale, presentato da Roberto Menia, di Fratelli d’Italia. L’obiettivo è di portare in Costituzione la lingua italiana, prevedendo di aggiungere all’articolo 12 della Carta (“La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni”, il seguente testo: “L’italiano è la lingua ufficiale della Repubblica. Tutti i cittadini hanno il dovere di conoscerla e il diritto di usarla”. Menia ha già proposto in questa legislatura un altro ddl per il ‘Ripristino della festività nazionale del 4 novembre’. “L’Italia – spiega all’AdnKronos il senatore di Pieve Di Cadore – è uno dei pochi Paesi occidentali in cui la Costituzione non preveda espressamente il riconoscimento della lingua nazionale come lingua ufficiale dello Stato”.

Menia: dare forza agli elementi identitari

L’obiettivo del senatore triestino è quello di “dare forza agli elementi identitari” tra cui la lingua “che danno un senso comune alla vita di una nazione”. Per Menia “è indispensabile riconoscere il ruolo della lingua italiana quale elemento costitutivo e identificante della comunità nazionale, a prescindere dalle diversità localistiche”. “Possiamo affermare che dove c’è unità linguistica c’è unità nazionale”, sottolinea l’esponente di Fdi. “Nella proposta si tiene conto delle dinamiche demografiche e delle spinte migratorie”. Con l’obiettivo “di trovare un collante e una ragione propulsiva nella lingua”. Per il senatore che firma il ddl 337 “la lingua comune diviene inoltre elemento fondamentale di integrazione.

Difesa dell’identità italiana ovunque

Quanto più la lingua italiana, con il suo portato di valori civili, morali e religiosi, sarà strumento di unione e integrazione, tanto più potremo guardare con fiducia e speranza al futuro dell’Italia. E anche alle prossime generazioni di italiani. Tutto ciò vale tanto più in questi anni in cui il fenomeno migratorio pone nuove questioni che attengono all’accoglienza e solidarietà. Ma dall’altra vogliono che esso si coniughi a quello del mantenimento e della difesa dell’identità italiana delle nostre città e paesi”, dice Menia.

No al monolinguismo locale

Che sul tema dell’identità fa poi riferimento ad alcuni casi. Come quello della tutela delle minoranze nazionali o linguistiche che diventano strumento per l’imposizione di un monolinguismo nella toponomastica che cancella l’italiano. Come succede da anni nell’Alto Adige con il tedesco e inizia ora ad accadere anche nella Venezia Giulia con lo sloveno”. “In altri casi, invece, orientamenti autonomisti esasperati, pongono situazioni in cui si tende a valorizzare la lingua o il dialetto di comunità minoritarie in antitesi alla lingua comune”.