Lo sport dovrà essere al centro della ripartenza dell’Italia

sport stadio dei marmi
Contenuti dell'articolo

Sport, una rivoluzione culturale, oltre la gestione dell’emergenza. A partire dalla scuola primaria che deve essere il punto di partenza per rafforzare la cultura dello sport. E riavvicinare tanti sedentari (sono 20 milioni di italiani che fanno sport) a fare attività fisica considerata un presidio per la salute. È quanto emerso dall’evento digitale “Lo sport al centro della ripartenza del Paese – Ipotesi e prospettive per una rivoluzione culturale”. Promosso da Asi, Associazioni Sportive e Sociali Italiane in collaborazione con Adnkronos Comunicazione e Ciwas e trasmesso sul sito di Adnkronos.

Una tavola rotonda sullo Sport organizzata dall’Asi

Una tavola rotonda con nomi importanti che hanno parlato di presente e futuro e che ha visto la partecipazione di Paolo Barelli Presidente Fin, Rossana Ciuffetti Direttore della Scuola dello Sport Coni, Andrea Costa Sottosegretario Ministero Salute, Vito Cozzoli Presidente di Sport e Salute, Manuela Di Centa leader del progetto Legend di Sport e Salute, Bruno Molea Presidente Aics, Carlo Mornati Segretario Generale Coni e Sandrino Porru Vicepresidente Comitato Italiano Paralimpico e Presidente Fispes.

A moderare l’evento, il giornalista Rai Jacopo Volpi. Presenti, come padroni di casa, anche Claudio Barbaro Presidente di Asi e Andrea Pambianchi Presidente di Ciwas con anche la partecipazione dei candidati alla Presidenza Coni Antonella Bellutti Olimpionica e Renato Di Rocco, Vicepresidente Uci.

Molte associazioni sportive stanno per chiudere

“Il 42% delle associazioni che promuovono lo sport pensa di cessare l’attività entro l’anno”, ha detto il Presidente di Sport e Salute, Vito Cozzoli. “L’impatto dell’emergenza Covid sul comparto sportivo è stato e sarà pesantissimo. Abbiamo elaborato una indagine su oltre 34mila associazioni che mostra un sistema sportivo in grande difficoltà ma che fa di tutto per reagire. Già l’8% di chi a febbraio non aveva riaperto ha cessato l’attività. Le 100mila società sportive sono l’ossatura sociale e civile del Paese in tutti gli 8mila comuni italiani a risentire della crisi.

Sport, si inizi dalla scuola primaria

La scuola primaria deve essere il punto di partenza. Per quanto riguarda i luoghi dello sport, abbiamo censito 77mila impianti sportivi che devono essere ripensati e aggiornati alla pratica sportiva e valorizzati per la propensione sociale”. “Mi auguro che lo sport sia uno dei temi che unisca la politica”, ha detto il sottosegretario del ministero della Salute Andrea Costa. “Lo Stato deve investire perché lo sport diventi cultura”. E’ importante “che nelle scuole elementari ci sia presenza di docenti che insegnino che lo sport è anche rispetto delle regole”.

Sul momento emergenziale, lancia l’allarme Paolo Barelli, Presidente della Federnuoto. “Se non vengono messi subito 2 miliardi di euro a disposizione del sistema sportivo, intendo per associazioni, attività sportive e per chi gestisce gli impianti, conteremo il danno in termini sociali e poi agonistici”.

Barbaro: è ora che intervenga lo Stato

Di futuro dello sport si è parlato anche in chiave istituzionale. “Il Coni ha svolto un ruolo di supplenza enorme ma andava riformato. Ci sono carenze a cui può metter mano solo lo Stato. Se lo Stato non torna a fare lo Stato non avremo mai possibilità di dire che in Italia esiste una vera cultura sportiva”. È quanto affermato da Claudio Barbaro, Presidente Asi, durante il suo intervento. “Possiamo tranquillamente affermare che alla sportività del Paese ricondotta alle medaglie conquistate non corrisponda una cultura sportiva a 360 gradi.

Sono elementi su cui ragionare per la riforma ma anche nel modo di andare a perfezionarla. Ci sono aspetti che il Coni non potrà mai risolvere come il problema della scuola. La riforma ha sancito un aspetto importante introducendo Sport e salute, lo sport non è solo salute ma anche istruzione e cultura”, conclude Barbaro.