Lotta ai clandestini, Piantedosi lancia il “rimpatrio forzato accompagnato”. Quando cominciate?

Il governo rischia di perdere la guerra dei clandestini, motivo per il quale gli italiani lo hanno votato. “Ritengo che sia opportuno lavorare per sviluppare un terzo modello di rimpatrio che potremmo chiamare “rimpatrio forzato accompagnato”. Un’operazione di ritorno che sia associata a progettualità di reintegrazione, anche in caso di rimpatri forzati, può infatti agevolare la collaborazione dello straniero, stimolare i Paesi terzi di provenienza. E quindi rafforzare la cooperazione e concorrere a contrastare le cause profonde dell’immigrazione”. Lo ha affermato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che sta partecipando a Stoccolma ai lavori del primo Consiglio dei ministri degli Affari interni della Ue sotto la presidenza svedese.
Un nuovo modelo operativo anti-clandestini
Nella sessione di questa mattina, dedicata al rafforzamento della cooperazione con i Paesi terzi in materia di rimpatrio, il titolare del Viminale ha ribadito la necessità di una efficace azione europea. Essenziale ossia per affrontare in maniera adeguata la sfida dell’immigrazione illegale. In quest’ottica, ha auspicato che la nuova strategia, presentata dalla Commissione lo scorso 24 febbraio, possa rappresentare un punto di svolta per l’impegno europeo in questo ambito. Il tasso di rimpatrio degli Stati europei è stato sinora uno dei principali punti deboli e per questo motivo il ministro Piantedosi ha sostenuto l’esigenza di un nuovo modello operativo. Modello che parta dal superamento della contrapposizione tra quello dei rimpatri forzati e quello dei rimpatri volontari assistiti.

Piantedosi: auspico un’azione europea più incisiva
“Certamente anche la leva dei visti – ha proseguito il titolare del Viminale – è uno strumento che dobbiamo tenere in considerazione ed utilizzare per indirizzare i Paesi terzi verso una più fattiva collaborazione”. Al termine del suo intervento Il ministro Piantedosi ha sottolineato “l’importanza che assume il Coordinatore europeo per i rimpatri. Il mio auspicio è che questa figura divenga concretamente il fulcro di un’azione europea più incisiva, anche attraverso una stretta sinergia con Frontex”.