Luca Barbareschi sulla cultura: artisti di sinistra? Dicono di esserlo per lavorare, ma in realtà…

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Anche Luca Barbareschi, da sempre schierato per una cultura libera, interviene nel dibattito sulle ideologie nell’arte. “La cultura italiana è morta. Dobbiamo investire perché ciò che si fa oggi sia ricordato fra 500 anni, altrimenti avremo solo un cumulo di ruderi. Ma per far questo, serve una cultura che sia libera da ogni ideologia, mentre in tutti questi anni la cultura gramsciane di possesso dei luoghi ha distrutto quella libertà creativa che così determinante per un popolo libero e creativo come quello italiano. Se non facciamo questo, siamo finiti”. E’ l’allarme che lancia il regista e attore Luca Barbareschi, intervistato dalla AdnKronos, alla Sala Umberto di Roma alla iniziativa ‘Liberare la cultura” lanciata da Cultura e Identità.

Barbareschi: Va difesa l’identità culturale italiana

“Va difesa l’identità culturale italiana – ribadisce Barbareschi – l’idea che rifacciano Il Gattopardo in inglese mi fa rabbrividire… Se noi rifacessimo The Queen con Margherita Buy, con tutto il rispetto, in Inghilterra riderebbero nel vedere una regina italiana. Noi siamo italiani, né meglio né peggio degli altri, parliamo la nostra bellissima lingua. E abbiamo la fortuna di poter leggere in italiano Dante, Petrarca, Leopardi, D’Annunzio, Pirandello. E allora, perché abdicare e dare le nostre tasse solo alle multinazionali straniere che hanno a cuore un altro core business e una narrazione che non è la nostra?”.

“In realtà di artisti veramente di sinistra non ne conosco…”

Quanto alla denuncia della leader di Fdi, Giorgia Meloni, sugli artisti di destra che non lo dicono per paura poi di non lavorare più, Barbareschi afferma: “Io non conosco praticamente nessun artista che sia veramente di sinistra. Nel senso che dovrebbe trattarsi di gente che non fa uso di stupefacenti, che non si fa pagare in nero, che rispetta le regole del gioco. E invece, tutti questi che appartengono al clan della sinistra… Io preferisco gli artisti liberi e non dogmatici, anche perché tra l’altro quelli dogmatici sono pure noiosi”.