Lucio Battisti fascista? Non bastano i “boschi di braccia tese” per renderlo tale…
Lucio Battisti fascista? Chissà. Certo la voce era circolata negli anni Settanta e dopo tra gli attivisti neofascisti. Però sembrava più un’autoconsolazione degli emarginati che non una realtà di fatto. Sì, insomma, tutti i grandi cantautori erano di sinistra, e se ne vantavano, il Pci metteva le sue mani anche su quel settore, e la destra rimaneva ancora una volta fuori. Se non eri di sinistra non piacevi, se non esibivi il pugno chiuso non piacevi, se non eri giudicato “democratico” dai violenti dell’estrema sinistra rischiavi il boicottaggio armato ai concerti. Così nessuno si esponeva. E Lucio Battisti era uno di questi, non si espose mai. E a un certo punto smise anche non solo le interviste ma anche le esibizioni pubbliche.
Lucio Battisti se ne è andato da oltre 20 anni
Ormai Lucio Battisti è morto da più di vent’anni, e sarebbe bello se si sapesse la verità su questo aspetto sul quale tanto si è ricamato. Ma probabilmente è destinato a rimanere una leggenda metropolitana. Perché se Battisti fosse stato di destra, lo avrebbe dovuto dire, secondo l’etica dell’essere di destra. Non lo ha fatto, ammesso e non concesso che lo fosse, perché poi avrebbe subìto lo spietato ostracismo di un’intera società. I pochi che ammisero di essere di destra, tra i cantanti, si contano sulle dita di una mano. La lobby dei produttori, dei discografici, dei distributori infatti ha sempre fatto muro contro chi non fosse conforme all’ortodossia anche musicale del regime democratico.
La rivelazione: era un finanziatore
Oggi una nuova rivelazione. Lucio Battisti era sorvegliato dai servizi segreti italiani e statunitensi. A rivelarlo in una video intervista, che domani sarà pubblicata su Rockol.it e che l’Adnkronos è in grado di anticipare, sono lo storico e consulente di vari magistrati in materia di intelligence Aldo Giannuli e il projet-manager delle strategie di comunicazione dello Stato maggiore dell’Esercito Roberto Di Nunzio. “Fui io a trovare la nota confidenziale dei servizi segreti che attribuiva a Lucio Battisti un ruolo di finanziatore dell’estrema destra”, racconta Aldo Giannuli al giornalista Michele Bovi. “Nel corso di un’indagine della procura della repubblica di Milano sulle stragi degli anni Settanta mi imbattei in una serie di documenti dell’Ufficio Affari Riservati, il servizio segreto del ministero dell’Interno.
I servizi segreti ne dicevano di balle
Tra quei fogli – rivela lo storico – vi era un’informativa che indicava Lucio Battisti come sovvenzionatore del Comitato tricolore, organizzazione fondata da Mario Tedeschi, senatore del Movimento sociale italiano e direttore del settimanale Il Borghese, per aiutare gli attivisti di estrema destra che avevano guai con la giustizia. Il Comitato tricolore svolgeva in sostanza a destra le funzioni che a sinistra erano prerogativa del Soccorso rosso”. “Io che simpatizzavo per l’estrema sinistra, ma che ero un acceso ammiratore di Lucio Battisti – dice Giannuli nella video intervista – non detti molto peso a quel documento. Ero abituato a leggere tra le note confidenziali dei servizi segreti parecchie balle stratosferiche che servivano soltanto a far incassare quattrini agli informatori.
Bruno Luzi non lo ritiene verosimile
Anni dopo – sottolinea Giannuli – mi capitò di parlarne con Bruno Lauzi. Mi disse che Battisti secondo lui votava per il Partito Repubblicano e che non era certo il tipo che sovvenzionava qualcuno o qualcosa. Troppo avaro per sborsare un solo quattrino, tantomeno per la politica che era l’ultimo dei suoi pensieri”. Nella ricostruzione esclusiva di Michele Bovi Giannuli rivela poi che il servizio segreto del ministero dell’Interno sorvegliava non solo Battisti, ma il mondo dello spettacolo in generale e molti altri cantanti famosi come Fabrizio De André, Milva e Gianni Morandi. Insomma artisti sotto osservazione speciale. Se sorvegliavano De André, però, avrebbero potuto anche risparmiargli mesi di prigionia sul Supramonte…
Battisti dovrebbe essere raccontato da chi lo conobbe
Sembra che il mistero sia destinato a rimanere tale. L’unico che potrebbe dirlo con certezza era Mario Tedeschi, ma ci ha lasciato prima di Battisti, nel 1993. C’è chi dice che a Poggio Bustone lo sappiano tutti… Si potrebbe forse chiedere a qualcuno dei suoi vecchi amici che con lui ebbero molto in comune professionalmente e umanamente. Pappalardo, Radius, o lo stesso Mogol. Il paroliere comunque stasera ha smentito molto recisamente che Battisti si interessasse di politica. Denunciando però il clima di fanatismo allora imperante a sinistra. Magari davvero gli interessava soprattutto che la politica ostacolasse il suo cammino. Comunque lui non lo disse mai, per cui la questione sembra definitivamente chiusa.