L’uomo di Neanderthal viveva a Roma: nella prima metà del 900′ scoperti due crani a Montesacro, hanno circa 250 mila anni
Ci troviamo a Montesacro a Roma, un quartiere ricco di storia Archeologica e Geologica. Qui, nei primi anni del 900′, furono scoperti, all’interno di un geosito, due crani appartenenti ai Neanderthal, datati, almeno 250 mila anni fa secondo le ultime stime dell’INGV. Le scoperte avvennero nel 1929 e nel 1935, nella zona di Sacco Pastore. Il racconto dei ritrovamenti e del come si è arrivato a datarli, attraverso i documenti di ISPRA, del volume Geositi di Roma Capitale e dell’INGV.
La scoperta del primo Neanderthal a Sacco Pastore
Sacco Pastore non è solo un quartiere compreso all’interno della zona di Montesacro ma bensì il nome di un meandro del Fiume Aniene che ivi scorre. Esattamente in questa località, circa 90 anni fa, furono fatte due scoperte sensazionali dal punto di vista archeologico. Due crani di Neanderthal giacevano infatti sepolti nei sedimenti. Andando in ordine cronologico e ripercorrendo le tappe che hanno portato a queste due grandi scoperte, dobbiamo partire dal 1929. In quell’anno, durante degli scavi in una cava di ghiaia sita proprio in località Sacco Pastore a Montesacro, in modo del tutto casuale, fu ritrovato un cranio. Fu il proprietario della cava a ritrovarlo a 6 metri di profondità, l’allora Duca Mario Grazioli. Il Duca lo portò quindi a Giuseppe Sergi (antropologo) per una valutazione. Dopo studi approfonditi, Sergi attribuì, al primo cranio, il nome di Sacco Pastore 1 (appartenente ad una donna di Neanderthal).
La scoperta del secondo Neanderthal e la localizzazione della cava
Nel 1935 invece, a seguito di un sopralluogo dei paleontologi Blanc e Breuil, questi ultimi scoprirono il secondo cranio (Sacco Pastore 2, appartenente ad un uomo). L’Istituto Italiano di Paleontologia Umana, l’anno successivo, grazie a questi due ritrovamenti, avviò una campagna di scavo nella zona, come indica ISPRA nel suo rapporto, nella quale vennero ritrovati ulteriori fossili appartenenti alla fauna. La cava invece dove furono scoperti i crani, può essere localizzata, secondo il documento dei Geositi di Roma Capitale a cura di Sigea, nell’attuale quadrilatero tra via Val Trompia, via Valsassina, via Val D’Ossola e via Nomentana.
La ricerca dell’INGV per datare i Neanderthal
Inizialmente, nel datare questi reperti, si pensò che potessero risalire a circa 120 mila anni fa. Fu invece uno studio dell’INGV assieme alle Università della Sapienza, Roma Tre, Tor Vergata e l’Università di Madison-Wisconsis a confermare che i due crani avevano almeno 250 mila anni. I ricercatori si concentrarono sin da subito sulle variazioni dell’altezza del mare, che da sempre hanno influenzato il livello idrometrico dei fiumi, durante le glaciazioni. Durante questi abbassamenti e innalzamenti dei livelli, si depositavano man mano strati di sedimenti fluviali. I ricercatori andarono quindi ad analizzare questi sedimenti, intervallati da altri di natura vulcanica (databili tramite metodi radiometrici come si legge sul sito INGV).
“Hanno almeno 250 mila anni”, tra i Neanderthal più antichi d’Europa
Alla conclusione degli esami, gli scienziati stabilirono come i depositi nei quali furono ritrovati i due crani di Neanderthal si formarono alla fine della penultima glaciazione, quindi 250 mila anni fa e non 120 mila anni fa come ipotizzato inizialmente in un’altra ricerca. Oltre a ciò, durante questo studio che ha come autore Fabrizio Marra dell’INGV, gli esperti hanno rianalizzato in modo molto accurato anche i rinvenimenti fossili di origine animale, vicini ai due crani. Ebbene, appartenevano alla specie di daino (dama dama tiberina), legata proprio a quel periodo geologico. Non c’era quindi più alcun dubbio, quei resti avevano oltre 250 mila anni. “I resti della Valle dell’Aniene costituiscono la più antica evidenza diretta della presenza dell’Uomo di Neanderthal sul continente europeo“, si legge sulla ricerca a cura di Fabrizio Marra, sul sito dell’INGV.