Ma la Prestipino a chi fa la guerra, al coronavirus o a Salvini?

patrizia prestipino

Patrizia Prestipino, la simpatica deputata romana del Pd, se la prende ogni volta che può con Matteo Salvini. Anche con Giorgia Meloni, come può, ma il suo incubo peggiore è Matteo Salvini. Sulla sua pagina facebook ha pubblicato un video particolarmente velenoso contro il leader della Lega, sottolineando le sue contraddizioni in occasione del coronavirus. E ha scritto la Prestipino: “Dico! Ma ci rendiamo conto di quante volte #Salvini ha cambiato posizione in queste settimane? Chiudere? No. Riaprire tutto. Riaprire? No. Chiudere tutto. Collaborare con il governo? Sì. Attaccare il governo? Ovvio”. E conclude così: “Pensate solo se a governarci, ora, ci fossero stati i professionisti della capriola”.

La Prestipino avrebbe dovuto essere più cauta

Ecco, quest’ultima considerazione la Prestipino avrebbe potuto risparmiarsela. Anche perché, chiediamo, sta facendo la guerra al coronavirus o a Salvini? Quanto alla coerenza, poi, è chiaro che tutti si sono trovati disorientati i primi giorni, sarebbe sciocco negarlo. Però, per la verità, il centrodestra chiese subiti di vietare gli ingressi dalla Cina in via precauzionale. E proprio perché lo aveva detto Salvini, i dem fecero esattamente il contrario, la Prrestipino se lo ricorderà.

La corsa dei dem ad abbracciare i cinesi

Ci fu una corsa ad abbracciare i cinesi, ad andare ai ristoranti cinesi, nelle scuole cinesi, dove andò anche il presidente Mattarella, travolto da questa ondata di malinteso buonismo e soprattutto non volendo passare per razzista. Zingaretti, visto che Salvini invitava alla prudenza, andò pure coi compagni milanesi a farsi un aperitivo… In tutti i programmi tv politicamente corretti si mangiarono involtini primavera. Un delirio. Non era razzismo quello di Salvini, solo prudenza. Si sarebbero  certamente dovuti bloccare i voli da e per la Cina, e inibire l’ingresso ai cinesi anche provenienti da altri aeroporti europei.

Ma l’avversione per Salvini ha accecato tutti i capi della sinistra: se l’ha detto lui, è sbagliato. E invece aveva ragione da vendere. Insomma, per facebook immagineremmo un utilizzo più costruttivo.