Il macellaio di Pamela lo vogliamo in galera per sempre

Macellaio Pamela

Non giocate con la nostra pazienza, non vi permettete di graziare di un solo giorno il macellaio di Pamela Mastropietro. Fra una settimana, il 23 novembre, la Corte d’Appello di Perugia tornerà a occuparsi di un assassino di nome Innocent Oseghale, il boia nigeriano che ammazzò e fece a pezzi quella dolce ragazza romana.

Il delinquente che pose fine all’esistenza di Pamela in un modo brutale, addirittura distruggendone il corpo e infilandone i resti in due trolley, potrebbe vedersi alleggerire la detenzione in carcere. Perché ora in gioco c’è la determinazione se ci fu o no la violenza sessuale.

Il macellaio di Pamela

Per quel terribile delitto, il nigeriano che assassinò come sappiamo Pamela Mastropietro, si è beccato l’ergastolo. Sarebbe terribile sapere che se gli fosse tolto il capo d’imputazione legato alla violenza sessuale potrebbe scontare un numero minore di anni di carcere.

Come se non bastasse a giustificare il fine pena mai l’esecuzione di un delitto compiuto in maniera tanto orribile. Perché se si è riconosciuto definitivamente che Oseghale è stato l’assassino – ancora senza complici – e poi il macellaio di Pamela con una freddezza inusitata, la violenza sessuale può essere semmai un reato che ne aggrava il giudizio. Ma davvero senza quella prova il nigeriano se la può cavare con una pena inferiore?

In carcere ci resti tutta la vita

I giudici che lo avranno di fronte a partire dal 23 novembre dovranno decidere, come sempre, in nome del popolo italiano. E se la Cassazione ha ordinato loro di motivare meglio la sentenza di secondo grado, ci auguriamo che non ci sia spazio per argomenti che possano inficiare la forza di una pena che è davvero il minimo per quel giovane sangue versato.

I tanti che hanno seguito quel drammatico processo, non hanno dubbi sulla violenza perpetrata da Oseghale. La Corte d’Appello sarà chiamata a rendere giustizia ad una ragazzina che non meritava di certo quella fine. E nulla potrà giustificare un solo giorno in meno di reclusione del suo carnefice.